sabato 9 luglio 2011

Le lacrime dell’ex uomo delle nomine: «Il ministro non mi vuole più parlare»

Marco Milanese scoppia in lacrime davanti ai colleghi, in aula alla Camera. Non è per la richiesta d’arresto arrivata da Napoli. La questione è che il deputato del Pdl non ha fatto in tempo a chiamare casa e sua figlia ha appreso la notizia dal telegiornale. E ora è al cellulare, disperata. Lui si accascia sulla poltrona. I colleghi, quelli amici, fanno la fila per stringerlo in un abbraccio. Altri non lo degnano neanche di uno sguardo: Milanese non è popolarissimo tra gli onorevoli del Pdl, forse per il rapporto che lo lega a Tremonti, anche se «sono quindici giorni che Giulio non si fa vivo», rivela agli amici. Più o meno da quando ha lasciato l’incarico a via XX settembre. Milanese, comunque, è convinto che tutto finirà in una bolla di sapone: «La Ferrari? Non l’ho comprata, l’ho presa in leasing».

Anche sui giornali, il deputato del Pdl non ha mai goduto di molta popolarità. Pochissimi articoli, ma sempre al vetriolo. Con i più teneri che si limitano a sottolineare maliziosamente la rapida ascesa, i numerosi incarichi, i tanti titoli accademici. E i più pungenti che vanno oltre, descrivendo l’ex braccio destro di Tremonti come un esperto di trame, un manovratore.
Di sicuro Milanese non ama i riflettori, cosa che ha favorito il moltiplicarsi di leggende, anche spiacevoli, sul suo conto. L’uomo, del resto, non è facile da inquadrare. Ufficiale della Guardia di Finanza, plurilaureato (in Giurisprudenza e in Scienza della sicurezza economico-finanziaria, con in più un master in diritto tributario internazionale), professore di diritto tributario, avvocato, consigliere del ministro dell’Economia, deputato. A 52 anni Milanese ha un curriculum che molti non riuscirebbero a mettere insieme neanche in due vite.

Nato a Milano da genitori irpini di Cervinara, Milanese nel 2002 è capitano della Finanza nel capoluogo lombardo quando entra nello staff di Tremonti. Sull’incontro col ministro esistono diverse versioni. Una racconta che l’ufficiale della Gdf piombò nello studio meneghino del tributarista di Sondrio per effettuare delle verifiche su alcune aziende di Berlusconi affidate alle cure di Tremonti. Un’altra va più indietro nel tempo e ci riporta all’Accademia della Guardia di Finanza dove nei primi anni Ottanta Milanese conobbe Dario Romagnoli, che poi (nel 1989) diventerà socio dello studio di commercialisti fondato da Tremonti.
Qualunque sia la verità, che potrebbe anche essere una terza versione, sta di fatto che Milanese nel 2003 è già capo della segreteria del ministro: uomo di fiducia e collaboratore fidatissimo. Le polemiche partono subito. Vincenzo Visco accusa Tremonti di aver favorito il cugino di Milanese, Alessio Vaccariello, in alcuni incarichi direttivi all’Agenzia delle Entrate della Lombardia e del Veneto. Le polemiche si moltiplicano quando Milanese, che i maligni sostengono abbia preso la prima laurea nel 2004, diventa docente alla Scuola di formazione del ministero delle Finanze (in buona compagnia con un discreto numero di collaboratori del ministro, secondo un’indagine della Corte dei Conti) e ottiene, grazie ad una legge del 2008, il titolo accademico di professore ordinario. Risale, invece, al 2007 l’iscrizione all’Ordine degli avvocati di Milano.

L’avventura politica vera e propria inizia solo nel 2008. L’ex sottosegretario all’Economia nonché coordinatore campano del Pdl, Nicola Cosentino, lo inserisce nelle liste elettorali della circoscrizione Campania 2 e Milanese approda sui banchi della Camera, dove ha lavorato prima nella commissione Finanze e poi alla Bilancio, in sostituzione di Laura Ravetto. Nel frattempo, Milanese colleziona incarichi pubblici e diventa anche vicecoordinatore campano del partito. Ma il ruolo principale resta quello accanto a Tremonti, come consigliere politico. Molti ne decantano la competenza, sostenendo che il ministro si è spesso confrontato con lui prima di provvedimenti importanti. Altri sostengono invece che a Milanese Tremonti avesse affidato il delicato incarico della gestione delle nomine pubbliche, una sorta di Gianni Letta di Via XX settembre. Di sicuro il legame con il ministero è sempre stato forte. Anche sotto il profilo affettivo. La compagna di Milanese, Manuela Bravi, è, infatti, attualmente consigliere per l’informazione politica, dopo essere stata portavoce e capo ufficio stampa. Casella, quest’ultima, occupata per qualche tempo dal giornalista Guido Rivolta (ora capo delle relazioni istituzionali alla Cdp) e adesso, curiosamente, restata vuota.

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