Con un occhio ai giornali italiani, zeppi di verbali su Milanese & c., e uno a quelli internazionali, che parlano di speculazione, spread e crisi dei debiti sovrani. Il nome di Giulio Tremonti spunta ovunque. Da una parte per i legami con il parlamentare finito sotto inchiesta, dall’altra per la sua manovra correttiva che dovrebbe sottrarre il Paese agli assalti dei mercati.
È già accaduto molte altre volte in passato, ma mai come questa volta il ministro dell’Economia utilizzerà la periodica due giorni di Eurogruppo ed Ecofin per recuperare forza, credibilità e margini di manovra. Del resto, la questione italiana si è così ingigantita nei giorni scorsi da far vociferare addirittura che il prevertice europeo fosse dedicato interamente al nostro Paese. E sulla necessità di approvare la manovra ieri sono scesi in campo sia Angela Merkel, che dice di aver telefonato personalmente a Silvio Berlusconi, sia il ministro delle finanza tedesco, Wolfgang Shauble, che definisce «molto convincente la proposta presentata dal ministro dell’Economia».
È chiaro, dunque, che il caso Italia è sul tavolo di tutti gli incontri e che Tremonti non perderà l’occasione per portare a casa il massimo del risultato offerto dalla situazione: ovvero una blindatura europea sia della manovra sia di se stesso, in quanto garante della stabilità dell’Italia.
In altre parole, il titolare di Via XX Settembre vuole una certificazione autorevole e internazionale del meccanismo, illustrato dallo stesso Tremonti anche nel colloquio con Repubblica, che c’è un collegamento diretto tra gli spread dei Btp e la solidità della sua poltrona.
A questo, in vista del vertice di maggioranza previsto per questo pomeriggio, sta lavorando il ministro, che tra ieri e oggi a Bruxelles ha divorato incontri su incontri. Alcuni informali, ma molti ufficiali, come il bilaterale avuto in mattinata con il nuovo ministro delle Finanze francese, Francois Baroin. Poi, dalle 15 in poi, è stata la volta dell’eurogruppo. E oggi, prima dell’Ecofin, Tremonti esordirà anche come coordinatore dei ministri delle Finanze del partito popolare europeo. In questa veste presiederà la riunione ministeriale del Ppe, dove ci sono pezzi da novanta come l’omologo tedesco Schauble e lo stesso Baroin.
L’unico appuntamento a cui non è stato invitato è stato il prevertice convocato dal presidente del Consiglio europeo, Van Rompuy. Ma in quel caso ha potuto contare sul fidato Vittorio Grilli, che oltre ad essere direttore generale del Tesoro è anche presidente del Comitato economico e finanziario europeo, e in quanto tale presente al tavolo.
Per quanto l’emergenza, alla fine, rafforzi il suo ruolo, Tremonti guarda con un po’ di preoccupazione alle prossime aste di titoli di Stato, che rischierebbero di far saltare il banco in presenza di rendimenti eccessivamente elevati o domande eccessivamente scarse.
L’esame più duro è quello che ci sarà oggi sui Bot. Il Tesoro dovrà collocare sul mercato 6,75 miliardi di Buoni ordinari. E se sulla copertura gli investitori istituzionali, ovvero le banche, hanno già annunciato che faranno la loro parte per compensare l’inevitabile calo della domanda da parte degli operatori stranieri, resta da vedere quanto si impennerà il costo per lo Stato. Altra giornata delicata sarà quella di giovedì, quando andranno all’asta fino a 5 miliardi di Btp. Se si pensa che ieri lo spread tra i nostri titoli decennali e i Bund tedeschi ha iniziato a macinare record in mattinata con 266 punti di differenziale per poi arrivare a 300, è chiaro che non sarà una passeggiata.
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