giovedì 14 luglio 2011

Draghi batte cassa Giulio si dà fiducia e allontana Monti

In serata si scioglie anche la questione che in questi ultimi giorni ha forse tolto il sonno a Giulio Tremonti più dei problemi sulla manovra e gli attacchi della speculazione. Il procuratore capo di Napoli ha smentito ufficialmente il chiacchiericcio che circolava in questi giorni sulla possibilità che il ministro dell’Economia venisse tirato dentro l’inchiesta a carico del suo ex braccio destro Marco Milanese. «In riferimento ad alcune notizie di stampa destituite di fondamento ribadisco, ancora una volta, che il ministro Tremonti non risulta assolutamente iscritto nel registro degli indagati di questo ufficio e che debba essere ascoltato come persona informata sui fatti nei prossimi giorni». Firmato: Giovandomenico Lepore.

Archiviata la pratica più fastidiosa, il titolare di Via XX Settembre può dedicarsi con più tranquillità ai suoi affari. Che in questo momento si chiamano manovra di bilancio e tenuta del governo. Su quest’ultimo fronte, i rumors su un eventuale cambio della guardia al ministero dell’Economia dopo l’ approvazione della finanziaria (si è fatto addirittura il nome di Mario Monti come possibile sostituto) non hanno trovato alcuna conferma né tra gli ambienti della maggioranza né tra quelli di Palazzo Chigi. Lo stesso ministro, ieri mattina dal palco dell’Abi, ha scherzato, citando Tito Livio: «Hic manebimus optime». Qui staremo benissimo, dice Tremonti, ma i nodi da sciogliere non sono pochi.

A partire da quello posto con fermezza da Bankitalia nel doppio attacco incrociato portato avanti dal vice direttore generale Ignazio Visco in audizione alla commissione Bilancio del Senato e dal governatore uscente Mario Draghi, intervenuto all’assemblea dell’Abi prima dello stesso Tremonti. Il monito del neo presidente della Bce riguarda i 14,7 miliardi della delega fiscale che mancano ancora all’appello della correzione di bilancio da 40 miliardi necessaria a raggiungere il pareggio di bilancio nel 2014. Secondo Draghi gli interventi vanno individuati e dichiarati con precisione il prima possibile per rassicurare i mercati. Il timore è che le misure di cui si è parlato non siano sufficienti a coprire la cifra richiesta sul lato dei tagli alla spesa e lo faranno, dunque, su quello delle entrate. In altre parole, «o si incide su altre voci di spesa o non si potrà evitare un aumento delle imposte». Più o meno identico l’appello di Visco, secondo cui «bisogna anticipare la definizione delle ulteriori misure necessarie per conseguire il pareggio di bilancio nel 2014». Insomma, come ha detto Draghi, «si impongono decisioni rapide e coraggiose». Le stesse che vengono richieste dal Fondo monetario internazionale. Per gli ispettori «la manovra fiscale di medio termine di recente approvata dal governo è un passo importante per la realizzazione degli obiettivi» ma «è fondamentale una concreta applicazione di questo pacchetto di misure». Ed anche qui si punta il dito sulla «riforma fiscale delineata nel pacchetto che deve essere ancora definita».

Pressing a cui il ministro non si è affatto sottratto. Anzi. Di fronte ai banchieri, dopo la consueta lezione sulle origini e gli sviluppi della crisi «sistemica» in cui è finita l’Europa, Tremonti ha snocciolato una sfilza di interventi fatto negli ultimi mesi per lo sviluppo e ha assicurato che «la manovra di correzione dei conti pubblici sarà rafforzata per tutto il quadriennio». Tra le novità di rilievo, secondo il ministro, il colpo d’acceleratore sulle liberalizzazioni e sulle privatizzazioni. I comuni, in particolare, «saranno spinti a vendere i loro asset da un meccanismo di incentivi che sarà introdotto nel loro patto di stabilita». Naturalmente, ha aggiunto Tremonti con una punta di sarcasmo, non potranno vendere l’acqua. Così come per il nucleare, ha spiegato, sono idee diverse che vanno rispettate, ma «bisogna sapere che certe scelte pesano sul pil».
Quanto alle liberalizzazioni, ha proseguito il ministro, «entro sei mesi tutto il campo delle attività, se non si prevede niente di diverso, allora è libero. È una norma europea scritta in inglese che abbiamo tradotto e che ho l’impressione che oggi intervenga nella manovra».

Tremonti ha poi voluto sottolineare ancora una volta il significato dell’aver tenuto sotto controllo i conti pubblici .«Se non l’avessimo fatto, non ci sarebbe stata neanche una crescita dell’1,3% del pil, che è anche la crescita dell’Inghilterra e della Spagna». Solo che loro, ha aggiunto con soddisfazione, hanno il doppio del nostro deficit.
Quanto ai 14,7 miliardi, per evitare sorprese, un emendamento prevede che il taglio alle agevolazioni fiscali, in caso di mancata approvazione della delega, scatti comunque a partire dal 2013.

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