giovedì 14 luglio 2011

Tutte le bufale delle agenzie di rating

C’erano una volta le agenzie di rating. Quando, forse mai, racconteremo ai nostri nipotini che l’economia mondiale era affidata a tre società statunitensi che non ne hanno mai azzeccata una, probabilmente penseranno che gli stiamo propinando l’ennesima favola. Eppure, ormai non passa giorno senza che una delle tre sorelle del rating provochi sconquassi e terremoti.

Martedì sera è stata la volta di Moody’s, che, con una decisione definita dalla commissione Ue «incomprensibile», ha declassato i titoli di Stato irlandesi a spazzatura (i cosiddetti junk bond, con valutazione del rischio sotto le tre B o addirittura C) facendo schizzare i rendimenti delle obbligazioni decennali per la prima volta nella storia del Paese al 14%. Ieri, buon ultima, è arrivata Fitch, che non contenta di aver già assegnato una B+, ha declassato la Grecia a CCC, quattro livelli sotto.
Sempre Moody’s, invece, ieri ha fatto sapere che l’Italia non sta messa così male perché «ha buoni fondamentali» e la «manovra contiene misure interessanti». Peccato che solo qualche settimana fa aveva messo a soqquadro il Paese prima declassando l’outlook del debito sovrano e poi mettendo sotto osservazione 16 tra le principali banche italiane. Una bravata per cui è finita nel mirino della Consob insieme alla sorella S&P, che la scorsa settimana, a mercati aperti e leggendo le bozze della manovra sui giornali, aveva espresso scetticismo sulla possibilità dell’Italia di abbattere il debito pubblico con quelle misure.

Stupirsi, in effetti, è inutile. Si è parlato tanto dei conflitti di interesse delle società americane che sono partecipate dagli stesso fondi d’investimento che poi dovrebbero giudicare. I cinesi, stufi delle continue martellate, si sono fatti un’agenzia in casa. E ora il numero uno, mister Guan, dice. «Le agenzie americane sono inaffidabili» Anche l’Europa ci sta pensando. Persino la cancelliera Merkel, solitamente neanche sfiorata dalle bastonate dei signori del rating, qualche giorno fa ha auspicato una società europa di rating.
Del resto, gli errori di Fitch, Moody’s ed S&P sono sotto gli occhi di tutti da decenni. Nel 2000, pochi giorni prima che l’Argentina dichiarasse default, i suoi bond erano ancora classificati come BB, un rischio alto ma accettabile. Per non aprlare di Enron, che nel 2001, quando è esplosa la bolla dell’information tecnology ed è fallita, aveva ancora un Baa1. Abbiamo vissuto sulla nostra pelle Parmalat, che nel dicembre del 2003 aveva tre belle B sulle sue obbligazioni. Mentre sono più recenti gli sfondoni clamorosi della crisi dei mutui subprime. Con la A2 concessa a Lehman Brothers fino al 15 settembre del 2008, giorno del clamoroso crac. Mentre le due banche pubbliche che avevano in pancia i mutui fasulli, Fannie Mae e Freddie Mac avevano entrambe una tripla A, il massimo del giudizio. La tripla A, i nipotini non ci crederanno mai, era anche il giudizio che poteva vantare la società di Bernard Madoff, finanziere condannato a 150 anni di carcere per la sua truffa miliardari ai danni dei risparmiatori.

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