mercoledì 13 aprile 2011

Maroni: il peggio deve ancora arrivare, adesso inizierà l’invasione libica

«Agli immigrati non possiamo sparare, almeno per ora». Benzina sul fuoco, quella di Roberto Castelli, che arriva al termine di una giornata convulsa in cui i tentativi di alcuni esponenti di governo di riallacciare il filo della trattativa con l’Europa, all’indomani delle provocazioni del ministro dell’Interno, Roberto Maroni, si sono mescolati alle polemiche per la clamorosa porta sbattuta in faccia all’Italia da Bruxelles sull’emergenza immigrati.

La rabbia è il sentimento più diffuso tra i leghisti. Oltre alla battuta al vetriolo del sottosegretario alle Infrastrutture, c’è il governatore del Veneto, Luca Zaia, che denuncia le «porcherie» europee e si augura che gli immigrati «vadano tutti in Francia». Ma al di là della delusione per la posizione della Ue, espressa da ministri come La Russa, Sacconi e Alfano, che definisce quella di lunedì «una brutta pagina per l’Europa», il governo ieri ha lavorato ad una ricucitura con le istituzioni comunitarie. Lo stesso Umberto Bossi è intervenuto per spiegare che la sortita di Maroni è dovuta «alla rabbia di una notte» ed è «solo uno stimolo per far fare le cose: non usciamo dalla Ue». Anche Altero Matteoli ha spiegato «che nessuno vuole l’uscita dalla Ue», pur essendo «legittime» le denunce del ministro dell’Interno. Acqua sul fuoco è arrivata da Franco Frattini, che ieri ha partecipato alla riunione dei ministri degli Esteri Ue a Lussemburgo. «Bisogna avere i nervi saldi, l’Europa è e sarà una straordinaria opportunità» per l’Italia, ha detto, elogiando gli sforzi di Josè Barroso «per promuovere un’azione» comune.

Ma le parole più attese erano quelle di Maroni, che ieri ha riferito in Parlamento davanti alle commissioni Affari costituzionali ed Esteri della Camera. Il ministro ha mantenuto un profilo istituzionale, sostenendo che «la Commissione Ue è vicina all’Italia», ma non ha certo abbassato il tiro. Ha ribadito che con il permesso temporaneo gli immigrati sono liberi di circolare nell’area di Schengen e ha definito il no alla direttiva 55 «un’occasione persa per l’Europa». Sul piano operativo ha spiegato che «la piena attuazione dell’accordo con Tunisi può consentire di risolvere il problema». Ma se le partenze da Tunisi si arresteranno, quella dalla Libia continueranno invece ad intensificarsi: «Siamo solo all’inizio».

Lunedì comunque partirà il piano per accogliere i 28mila migranti già sbarcati. Piano che sarà attuato alla luce del decreto con cui ieri il premier Silvio Berlusconi ha dichiarato «lo stato di emergenza umanitaria per consentire un efficace contrasto dell’eccezionale afflusso di cittadini nel territorio nazionale». Dall’Europa, intanto, arrivano segnali di disgelo. Il Commissario per la sicurezza Ue, Catherine Ashton, ha detto che «l’impegno italiano per l’Europa è molto chiaro». Mentre il presidente del Consiglio Ue, Herman Van Rompuy, ha ammesso che «le misure Europee sull’immigrazione non sono sufficienti».

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