giovedì 14 aprile 2011

Spiegate ai leghisti che boicottare Parigi significa azzoppare l’Italia

Boicottare i francesi? Certo, si può fare. Potremmo iniziare a bandire il Galbanino e il Bel Paese dalle nostre tavole. Basta, poi, con i gioielli di Bulgari, per non parlare delle borse di Gucci. State alla larga anche dai supermercati Gs. E correte subito a chiudere i vostri conti alla Banca nazionale del lavoro.

Qualcuno, forse, dovrebbe spiegare ai leghisti che la Francia non fa solo Lacoste e Champagne. E che Lactalis, che ora sta cercando di papparsi la nostra Parmalat, non produce solo Brie e Camembert, ma controlla da anni marchi italianissimi come Certosa, Invernizzi, Vallelata, Santa Lucia, Locatelli. Che dire poi della grande distribuzione? Il Senatur di sicuro fa la spesa alla Esselunga. Ma a quei poveretti che si avventurano in una delle 450 Gs sparse per l’Italia o in uno dei mille discount Dì per Dì chi glielo dice che dal 2000 sono controllati dalla Carrefour?

Lasciamo stare i marchi italiani del lusso, ormai quasi tutti di proprietà straniera. Rinunciare ad un brillante per molti non sarà granché difficile. Ma farsi staccare il gas o la luce se malauguratamente i fornitori dovessero essere la jointventure italo-francese AceaElectrabel o Edison, controllata al 50% dalla lombarda A2A e dalla francese Edf sarà un po’ più problematico. Viaggiare con Alitalia o con i nuovi treni di Montezemolo forse non è così grave, visto che i francesi hanno quote sotto il 25%, ma da Bnl bisogna andare via: è al 100% di Bnp Paribas. Con un po’ di attenzione, comunque, la provocazione di Umberto Bossi può essere messa in atto. Poi, però, a convincere i lavoratori italiani colpiti dalla campagna di boicottaggio che era necessario dare una lezione alla Francia ci mandiamo lui.

© Libero