Nessuna manovra correttiva, nessun (parola di Silvio Berlusconi) dissidio tra i ministri e misure per lo sviluppo che promettono di spingere la crescita del pil dello 0,4% ogni anno da qui al 2014. È questo, in estrema sintesi, il risultato portato a casa ieri da un Consiglio dei ministri volante, tenutosi alla Camera nell’arco di una veloce “pausa pranzo” nel corso della votazione sul processo breve.
Riunione lampo in cui Giulio Tremonti ha messo sul tavolo i due documenti più importanti per la politica economica italiana dei prossimi anni: la Def, la Decisione di economia e finanza che ha sostituito il Dpef, e il nuovo Pnr, il Piano nazionale per le riforme che ogni Paese è tenuto ha presentare entro aprile alla Commissione Ue. Un terreno su cui si gioca gran parte della tenuta del governo.
Non è un caso che ad illustrare i provvedimenti, accanto ad un Giulio Tremonti visibilmente provato dalla maratona di Montecitorio, ci sia anche il premier Berlusconi. È lui ad indicare la tabella di marcia stabilita a livello europeo: «Dobbiamo arrivare a deficit zero nel 2014 e dal 2015 dobbiamo ridurre la montagna del debito pubblico: un ventesimo per la parte superiore al 60%». Per noi, prosegue il Cavaliere, «era un gravame insostenibile quindi ci siamo attivati e portati avanti perché la solidità di un paese non si deve misurare solo con il debito ma anche da fattori rilevanti». E comunque, ricorda subito dopo il ministro dell’Economia, «l’Italia non ha più il terzo debito del mondo, ci ha superato la Germania». Per il futuro, comunque, Tremonti ha intenzione di costituzionalizzare la linea del rigore inserendo nella Carta i vincoli di bilancio, cosi come ha fatto la Merkel.
Le stime sul 2011 sono state allineate a quelle degli organismi internazionali: Pil aggiornato al ribasso, all’1,1%, deficit confermato al 3,9% (ma in termini assoluti cala di 1,2 miliardi) e debito in salita al 120%. Numeri alla mano il ministro conferma l’obiettivo di raggiungere il pareggio di bilancio tra il 2013 ed il 2014, ma esclude provvedimenti «lacrime e sangue» per quest’anno. Il grosso degli interventi, assicura, «sarà sul 2013 e 2014».
Sul piano delle riforme, che saranno «a costo zero» e potrebbero essere presto inserite in un decreto, il ministro sottolinea l’importanza della riforma fiscale, che sarà «da focalizzare subito» e sarà costruita in base allo schema previsto dal Pnr. Tremonti conferma che sarà chiesta una delega. «C’è già una griglia di criteri e stiamo seguendo il lavoro delle commissioni di studio», spiega. Quanto al Mezzogiorno, il ministro ha ribadito l’importanza del credito di imposta e della fiscalità di vantaggio.
Dopo aver ribadito lo stop momentaneo al nucleare, Tremonti insiste, tra le altre cose, sulle norme per semplificare il processo civile e sui nuovi distretti turistico-balneari. «È stato fatto un lavoro cospicuo», dice Berlusconi. E nel pomeriggio, dopo aver presentato agli industriali il decreto attuativo per le agevolazioni alle reti di imprese, Tremonti non ha rinunciato alla stoccata contro la Marcegaglia: «La solitudine di Confindustria, come vedete, è durata pochi giorni». Pronta la replica: «Non ci sentiremo più soli quando saranno risolti i problemi».
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