martedì 19 aprile 2011

La Grecia chiede altri aiuti per non congelare i debiti

 Nel giorno in cui S&P getta ombre minacciose sulla tenuta degli Stati Uniti anche in Europa si riaccendono le tensioni sui debiti sovrani. In Grecia i dubbi sulla capacità del governo di portare a termine il piano di risanamento hanno scatenato una pioggia di indiscrezioni, smentite non solo da Atene ma anche da Bruxelles, sulla necessità di procedere ad una ristrutturazione del debito pubblico che ha fatto schizzare i rendimenti sui titoli di Stato ai massimi dall’introduzione dell’Euro.

Il tasso dei decennali è salito sopra il 14% e lo spread con il bund tedesco si è allargato a 1.061 punti base. I bond a due anni sono invece balzati di 85 punti base al 19,3% mentre il rischio default di Atene è arrivato a quota 1.211, che significa una porbabilità del 64,5% che la Grecia “fallisca” entro cinque anni.
Tanto per peggiorare un altro po’ la situazione, in segno di protesta contro le nuove misure di austerità che Atene si appresta a varare dopo Pasqua, le due principali federazioni sindacali elleniche hanno proclamato un bello sciopero generale per l’11 maggio.

Le cose non vanno bene neanche in Portogallo, dove ieri sono partite le trattative politiche fra Ue, Fmi e il governo del premier dimissionario socialista Josè Socrates sul piano di salvataggio. Secondo le prime indiscrezioni si parla di prestiti di circa 80 miliardi, anche se una quantificazione dell’impegno internazionale è ancora prematura. L’accordo dovrebbe, infatti, essere siglato non prima della metà di maggio.
A fare le spese del rinnovato allarme sulla situazione contabile dei Paesi europei è stata la Spagna, che ieri ha dovuto fronteggiare l’impatto dell’effetto Grecia sull’asta di bond a 12 e 18 mesi.
Il governo di Madrid ha collocato titoli per un totale di 4,66 miliardi, con interessi in crescita di quasi il 40% rispetto alla seduta precedente e domanda in calo. L’esito dell’asta si è subito ripercosso sullo spread con il bund tedesco, salito a 224 punti rispetto ai 170 della scorsa settimana. In rialzo anche i credit default swap, cresciuti di 13 punti, fino a quota 247.

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