Ci risiamo. Se non fosse in gioco il destino del principale vettore aereo italiano, la gerarchia degli scali, il futuro dei lavoratori, ci sarebbe da ridere. Ieri il presidente Roberto Colaninno ha voluto scrivere un’altra pagina dell’ormai grottesca telenovela su Alitalia. Dove la suspence si basa su un unico espediente narrativo riproposto all’infinito il cui senso è rappresentato dalla domanda: la compagnia finirà o no in mano ai francesi.
Questa volta la risposta offerta da Colaninno ai lettori di Repubblica è un no secco. «Non ci sono impegni, lettere o patti parasociali che ci impongano di vendere ad Air France Klm e ad oggi non prevedo nulla del genere». Punto e basta. Peccato che a fine novembre lo stesso Colaninno a domanda rispondeva: «La fusione con Air France? Non si può escludere». Prima dell’estate, il 5 luglio, era stato il turno dell’amministratore delegato Rocco Sabelli, che smentiva categoricamente qualsiasi ipotesi di nozze con i francesi, per il presente e per il futuro, sostenendo che la «fusione non è nei nostri piani, né nelle nostre prospettive».
Passa qualche mese e l’amministratore delegato ritorna sui suoi passi. La frase galeotta compare nero su bianco ai primi di novembre in una delle innumerevoli anticipazioni dell’ultimo libro di Bruno Vespa. «La mia opinione personale, che trasformerò in una raccomandazione agli azionisti», dice Sabelli rispondendo ad una domanda del giornalista Rai, «è di costruire un merger (fusione) tra le due compagnie per confluire in un aggregato più grande». Parole che costringere il presidente a riparare. La fusione, ha spiegato negli stessi giorni Colaninno, «può essere un pensiero di Sabelli. Non è condiviso dagli azionisti». Il messaggio è così chiaro e netto che dopo qualche ora, sempre il 2 novembre, torna sull’argomento lo stesso Sabelli spiegando che «l’assetto azionario della società è una prerogativa esclusiva e insindacabile degli azionisti e non è attuale, per almeno due-tre anni».
L’ipotesi delle nozze, al di là del ridicolo balletto di dichiarazioni, resta in ogni caso uno degli sbocchi concreti della compagnia. Come ha detto più volte l’ad di Air France-Klm, Pierre-Henry Gourgeon, l’ipotesi è una prospettiva «ragionevole» che «corrisponde allo spirito iniziale degli accordi con Alitalia». Difficilmente qualcosa si muoverà prima del gennaio 2013, quando scadrà il divieto per i soci italiani di cedere azioni ai francesi. Ma le due società hanno già fatto molti passi in direzione della fusione. Sul piano societario Air France è azionista con il 25%. Su quello industriale la compagnia italiana e quella francese stanno già sviluppando tutte le sinergie possibili all’interno della joint venture transatlantica avviata con Delta Airlines e all’interno della più grande alleanza Sky Team.
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