giovedì 14 gennaio 2010

Scajola e Tremonti alla resa dei conti dopo lo Scudo. Sul piatto gli incentivi che il Tesoro non vuole finanziare

Ci risiamo. Claudio Scajola e Giulio Tremonti sono di nuovo ai ferri corti. Esattamente come nel gennaio dell’anno scorso. Identico l’oggetto del contendere: i fondi per il decreto incentivi. Le uniche differenze, rispetto al 2009, sono che il titolare dell’Economia è da diversi mesi sulla graticola proprio per le sue impuntature sulla politica del rigore e sugli insormontabili vincoli di bilancio e che i duelli tra il Tesoro e gli altri ministeri ormai non si contano più.
A dicembre Tremonti era riuscito a sottrarsi all’impegno, convincendo il collega dello Sviluppo economico che fosse necessario aspettare i risultati dello scudo fiscale prima di prevedere voci di spesa per rilanciare la crescita. Scajola si è piegato allo slittamento, annunciando però pubblicamente che il provvedimento sarebbe approdato al Consiglio dei ministri entro gennaio. Ora il nodo è arrivato al pettine. Il problema è che, malgrado il successo della prima tranche dello scudo fiscale, il ministro dell’Economia non sembra avere molte risorse da mettere sul piatto. Né molte intenzioni di aprire i cordoni della borsa con un 2010 di fronte che non si preannuncia una passeggiata.
In cantiere c’è un nutrito pacchetto di incentivi. Oltre a quelli per l’auto (è prevista una rimodulazione rispetto agli anni passati), allo studio ci sono anche interventi per gli elettrodomestici, i mobili, le macchine utensili e per l’acquisto dei pc. Ma nel decreto dovrebbero trovare spazio anche gli sgravi fiscali alle banche che hanno aderito alla moratoria con le piccole e medie imprese. In totale, secondo indiscrezioni dello Sviluppo economico, la richiesta di Scajola sarebbe di 1,2 miliardi. Troppi per Tremonti che nei giorni scorsi avrebbe messo le mani avanti, sostenendo che per accontentare il ministero dello Sviluppo dovrà già mettere in conto i 400 milioni chiesti dal viceministro alle Comunicazioni, Paolo Romani, per la banda larga. E ad assottigliare le risorse ci sono anche gli ulteriori interventi per l’Abruzzo. Per non parlare della possibilità che il premier Silvio Berlusconi insista sulla necessità di fare qualche primo passetto sulla riduzione delle imposte prima delle Regionali, ipotesi che ridurrebbe ulteriormente i margini di manovra del ministro del Tesoro.
I tecnici dei due dicasteri sono già al lavoro per trovare la quadra. Ma molto probabilmente la trattativa dovrà essere condotta in prima persona dai due ministri. E non è escluso che il braccio di ferro sbarchi direttamente in Consiglio dei ministri. Forse già oggi, in una riunione che già si preannuncia infuocata sul fronte della riforma della giustizia e sul piano carceri che presenterà Alfano.

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