giovedì 7 gennaio 2010

Manchester al collasso. Il modello inglese fa crac

Qualcuno sostiene che sia la fine di un mito. Ma molti sono pronti a scommettere che l’idea di emettere un bond per ripianare i debiti sia soltanto l’ennesima giocata vincente. Di sicuro c’è che il Manchester United non finisce mai di stupire. Prima la sconfitta con il Leeds United e l’inopinata uscita dalla prestigiosa FA Cup ed ora i rumors sui guai di bilancio. Il tutto in una manciata di giorni, tanto per iniziare in sordina il 2010.
La prima sbandata è di quelle che fanno male. Non era mai successo in 23 anni di regno di Sir Alex Ferguson all’Old Trafford che i leggendari Red Devils uscissero dal terzo turno di coppa. E soprattutto che si arrendessero ad un club di categoria inferiore. Onta che ai tifosi è resa ancora più pesante dal filotto di successi messo a segno dal nostro Roberto Mancini, che da quando è sbarcato alla guida dei “cugini” del Manchester City non ha sbagliato un colpo. Ma la notizia che preoccupa di più è quella che riguarda le finanze. Già, perché lo United oltre ad essere invincibile nel rettangolo di gioco era anche insuperabile nel far quadrare i bilanci. Un modello invidiato in tutto il mondo. Primo nelle classifiche dei fatturati, primo in quelle dei rendimenti di Borsa e nei ricavi da merchandising, dai ristoranti dell’Old Trafford alle magliette vendute in Asia. L’unica squadra in grado di fare soldi con il calcio. Eppure, dopo la bufera della crisi finanziaria il Manchester è diventato anche primo nella classifica dei club più indebitati d’Europa. E visto che gli altri non se la passano affatto bene (la premier League complessivamente ha 3,5 miliardi di euro di rosso), è facile capire che il guaio è grosso.
Il buco di Glazer
L’enorme buco di bilancio (ad oggi circa 700 milioni di sterline) della squadra di Ferguson non è una novità. Il passivo è stato infatti generato proprio dall’acquisto della società, avvenuto nel 2005, da parte del miliardario americano Malcolm Glazer. Il quale, pur avendo le tasche stracolme di quattrini, si guardò bene dal vuotarle e fece la classica operazione a debito, con un leveraged buyout da 790 milioni di sterline. Una follia? Non proprio. Il Manchester è una macchina da soldi e ripianare il debito non è mai stato un problema. Solitamente la squadra genera utili superiori agli interessi che paga sui prestiti. Nel 2008, ad esempio, i profitti sono stati di 72 milioni di sterline e soldi versati alle banche 69 milioni. Per un po’, insomma Glazer se l’è cavata.
I rubinetti si chiudono
Negli ultimi due anni, però, trovare capitali non è stato così semplice. Per quanti utili potesse produrre la società, la crisi di liquidità che ha travolto tutto il mondo finanziario ha reso difficilissimo recuperare le risorse. Cosi, rinegoziare il debito è diventato sempre più difficile. Risultato: dopo il cappellino e le azioni arriva anche il bond. La squadra, secondo fonti attendibili ma non confermate ufficialmente, ha infatti dato mandato a JP Morgan e Deutsche Bank di studiare la soluzione migliore per recuperare risorse. E l’ipotesi più probabile è il ricorso ad un bond ad alto rendimento, per sfruttare la ripresa dei mercati obbligazionari. In altre parole, visto che le banche hanno chiuso i cordoni della borsa il Manchester si rivolge agli investitori (probabilmente istituzionali, ma non è escluso anche l’accesso ai risparmiatori).
La soluzione può apparire bizzarra ed è difficile dire se avrà successo. Di certo, nessuno da noi può permettersi di criticare. La Roma, che anni fa scelse la strada della Borsa imitando proprio i club inglesi, si ritrova sul groppone qualcosa come 360 milioni di debiti, con una tranche in scadenza di 130 milioni e un utile nel 2008 di 19 milioni. L’Inter, con perdite nel 2007 di oltre 200 milioni e nel 2008 di 148, continua ad andare avanti solo grazie alle continue iniezioni di denaro che Massimo Moratti preleva dai dividendi della Saras. Non se la passa meglio il Milan, con Berlusconi che la scorsa primavera ha dovuto ripianare di tasca sua un passivo di 66 milioni, o la Juventus, che ha chiuso il bilancio con un buco di 20 milioni. Tutte, inutile dirlo, con ricavi che si fermano alla metà di quelli del Manchester.

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