giovedì 21 gennaio 2010

Dainese lascia l’Italia. Esuberi nel paesino più ricco del Nordest

La cassa integrazione arriva anche a Molvena. Con la crisi che impazza, direte voi, che c’è di strano? C’è che Molvena è il simbolo del Nordest che produce ricchezza, dell’imprenditoria più dinamica, del benessere economico. Numeri alla mano, è il comune che nel Veneto detiene da anni il primato del reddito medio per abitante più elevato. Ancora nel 2008, a fronte di un reddito medio veneto di 17.132 euro, il piccolo comune si piazzava in testa alla regione con 23.428 euro.Anche per l’oasi felice è però venuto il momento di fare i conti con la recessione. L’azienda vicentina che possiede lo stranoto marchio Dainese (oltre a Mavet e Agv) ha infatti deciso di bloccare la produzione in Italia. Niente più caschi (famosi quelli tricolori di Giacomo Agostini), niente più tute per i motociclisti. Dopo aver resistito per alcuni mesi alla crisi del settore il gruppo ha firmato un accordo con Provincia (Vicenza) e sindacati. L’intesa prevede un anno di cassa integrazione straordinaria per 120 dipendenti e fra dodici mesi la mobilità e il licenziamento per circa 80 di questi. Gli sfortunati prescelti sono stati individuati all’interno dei profili professionali in esubero, salvaguardando i lavoratori con maggiori carichi familiari.Lo stabilimento della Pedemontana vicentina, che tra gli altri veste anche il campione del MotoGp valentino Rossi, conta 250 addetti, di cui un centinaio operai, per lo più donne, e realizza il top di gamma delle tute. Dainese ha due stabilimenti anche in Tunisia, e in tutto arriva a 500 addetti. I numeri di bilancio 2008, anche se in forte contrazione rispetto all’esercizio precedente, erano ancora positivi: 105 milioni di euro di ricavi, un margine operativo lordo di 10,2 milioni e un utile di 700 mila euro, seppur con un certo indebitamento, 33,2 milioni di posizione finanziaria netta negativa. «Nel 2009 la crisi ha picchiato duro sul settore motociclistico, in particolare sul mercato dei prodotti per moto superiori ai 300 cc», spiega Giuseppe Sforza, segretario regionale della Filcem Cgil, «A Molvena un centinaio di dipendenti ha fatto cassa integrazione ordinaria da marzo fino alla scorsa settimana, quando dopo due mesi di trattative abbiamo firmato l’accordo. Di fatto va a cessare la produzione di tute in Italia, eccetto una ristretta nicchia di qualche centinaio di capi. Il piano industriale presentato, comunque, ci sembra valido e l’azienda prevede di mettere in produzione entro fine anno le tute-airbag, ma questo comporterà solo l’assunzione di qualche tecnico. A noi hanno riferito che nel 2009 c’è stato un calo di fatturato del 25%, ma nel 2010 potrebbe andare ancora peggio: siamo molto preoccupati, inutile negarlo».Dainese, secondo l’accordo siglato con Cisl e Cgil metterà duemila euro di incentivo da investire in formazione per ogni dipendente in cassa integrazione che decidesse di avviare un percorso di riqualificazione professionale, «con la speranza di ridurre le mobilità», osserva Sforza. Le rassicurazioni si sprecano. «Molvena è e resta il cuore della Dainese», spiega l’amministratore delegato Franco Scanagatta, che però aggiunge: «Il ridisegno organizzativo richiede la trasformazione dello stabilimento da sede meramente produttiva a sede di progettazione. L’azienda si vede costretta, suo malgrado, a un intervento di ridimensionamento del personale, che toccherà circa 80 dipendenti: saranno utilizzati tutti gli ammortizzatori sociali possibili». L’obiettivo, conclude Scanagatta, «resta quello di confermare all’azienda un ruolo di leader nel settore della ricerca nel settore delle protezioni degli sport dinamici». Magra consolazione per Molvena, che da oggi dovrà rimboccarsi le maniche per mantenere i sui record reddituali senza più l’aiuto della Dainese.

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