giovedì 21 gennaio 2010

I finiani del PdL contro il ministro dell’Economia: «Non ha mantenuto l’impegno di ridurre le imposte»

C’è il rimpianto di avere perso un’occasione. Ma anche la sensazione di essere stati presi per i fondelli. Soprattutto tra chi, come Maurizio Saia (Pdl) al Senato e Marcello De Angelis (Pdl) alla Camera, si era fatto portavoce delle proposte sulla riduzione delle tasse in Finanziaria e aveva incassato precise promesse da Giulio Tremonti. «Il Parlamento», spiega il senatore Saia, «deve essere la sede principale del confronto politico e invece viene regolarmente mortificato». In effetti, il governo aveva respinto gli emendamenti Baldassarri al Senato sostenendo che fosse necessario aspettare i risultati dello scudo. E poi? «Poi è rimasta solo la farsa della cedolare secca sugli affitti dell’Aquila, malgrado lo scudo abbia incassato più del previsto». Ed ora il governo ha fatto anche marcia indietro rispetto all’ordine del giorno sul taglio delle imposte. «L’impegno», dice Saia, «era stato preso. Si potevano fare piccoli passi, come avviare veramente la cedolare, che non richiede molte coperture di bilancio. Invece, ha vinto la timidezza». Secondo Tremonti ha vinto la necessità di tenere in piedi i conti pubblici. «Il ministro fa un monitoraggio corretto dei saldi di bilancio, ma deve anche confrontarsi con le esigenze del Paese, altrimenti perde il contatto con la realtà».E la delusione è forte anche per De Angelis, che aveva traghettato gli emendamenti alla Camera. «Il gioco della doccia scozzese», spiega, «era già iniziato in Finanziaria». E agli stop and go, «si aggiungeva il solito atteggiamento di Tremonti, che prima dice di apprezzare le proposte del Parlamento, ma poi spiega che è meglio se vengono elaborate dal governo. E ancora dopo dice che non è il momento». Arrivati a questo punto, ragiona De Angelis, «chiediamo che si riprendano in mano le proposte di mini-riduzioni su Irpef, Irap e affitti, visto che erano state accantonate con la motivazione che il fisco richiedeva una riforma complessiva».Più categorico Benedetto della Vedova (Pdl), secondo il quale bisogna prendere atto che «il governo non crede che la questione fiscale sia centrale per il Paese e sia la leva strategica con cui rilanciare l’economia». Perché, continua, «se si ritiene che il peso eccessivo delle tasse e un sistema che complica la vita ai contribuenti leali sia un problema, e io penso che lo sia, va affrontato oggi». della Vedova rimpiange il vecchio Berlusconi: «Quando diceva che la tassazione deve essere percepita come equa, che bisogna pagare meno per pagare tutti, io ci credevo». «Forse», conclude, «l’immobilismo di Tremonti è dovuto ad un eccesso di ottimismo sugli effetti catartici della crisi. Non ci si rende conto che passata la bufera i problemi saranno gli stessi di prima».

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