giovedì 7 gennaio 2010

Corrida Telecom

È bastato un sasso nello stagno a far riesplodere le tensioni dopo la tregua natalizia. Segno che sotto l’apparente tranquillità e concordia ostentata dal managment all’ultimo cda, la matassa Telecom è sempre più aggrovigliata.
I nodi son ben conosciuti: il ruolo degli spagnoli e il futuro della rete. Ma lo scenario è ancora tutto da mettere a fuoco. Con Telefonica che preme per uscire dall’impasse, in una direzione o nell’altra, e i soci italiani che vogliono rientrare dall’investimento “di sistema” fatto nel 2007, ma senza fughe in avanti. A mettere un freno all’entusiasmo dei mercati sulle ipotesi ventilate dalla stampa finanziaria in merito ad una possibile cessione in blocco alla società di Cesare Alierta ci ha pensato Lamberto Cardia, che ha “suggerito” agli azionisti di Telco di fare chiarezza sulla vicenda.
La nota congiunta di Assicurazioni Generali, Intesa Sanpaolo e Mediobanca è breve ma precisa. I gruppi, «su richiesta della Consob», comunicano che la notizia circolata «è priva di qualsiasi fondamento».
Secondo quanto riportava ieri mattinata Mf i tre colossi finanziari italiani avrebbero già deciso di cedere la loro partecipazione in Telco (che controlla il 24,5% di Telecom) al quarto socio della holding. Ricordiamo che attualmente gli spagnoli hanno una partecipazione del 46,35% e Generali, Mediobanca e IntesaSanpaolo si dividono il restante 53,75%. Il Leone di Trieste ha il 30,61%, i due istituti l’11,57% ciascuno. Il gruppo spagnolo potrebbe acquisire l’intero pacchetto a un prezzo tra i 2,2 e i 2,6 euro per azione, evitando anche di dover ricorrere al lancio di un’Opa. La smentita degli interessati è categorica, ma non chiude di certo la questione.
Tanto più che della partita si sta occupando da tempo il governo, che negli scorsi mesi ha più volte messo i vertici del gruppo di fronte al bivio: o gli spagnoli escono dal capitale o la rete esce dalla società. Il valore strategico dell’infrastruttura per l’interesse nazionale non è in discussione. Nessun Paese al mondo appalta all’esterno i suoi telefoni, figuriamoci se può farlo l’Italia, dove la cornetta si intreccia ai segreti di Stato e alle inchieste più scottanti della magistratura.
L’esigenza dei soci italiani di recuperare i quattrini messi in pancia al gruppo di tlc dovrà quindi necessariamente trovare un punto di incontro con quella di Palazzo Chigi di mantenere il controllo dell’infrastruttura. Il dossier cui sta lavorando il Tesoro è quello della cosiddetta “società delle reti”, con un intervento diretto della Cassa depositi e prestiti nell’operazione di scorporo della rete fissa di Telecom. Resta da vedere se gli spagnoli si accontenteranno di una carcassa svuotata della principale fonte di business del gruppo. Alierta finora ha sempre mostrato una morbida, ma ferma, avversione all’ipotesi. D’altra parte la cessione sarebbe l’unico modo per far tornare i conti. Con un valore che oscilla dai 29 ai 34 miliardi di euro, la rete di fatto pesa quasi quanto tutto il debito di Telecom Italia (poco meno di 36 miliardi di euro). Sarebbe la quadratura del cerchio. Di sicuro, però, gli spagnoli non acquisteranno al prezzo ipotizzato dalle indiscrezioni di stampa, che si aggira sul doppio del valore attuale dei titoli in Borsa. Anche senza tenere conto dell’incognita rete, si tratta di una cifra troppo lontana da quello che di solito accade sul mercato, dove il premio di controllo si aggira attorno al 20-30%. A marzo 2007 Telecom scambiava a 2,15 e Pirelli ha venduto fra 2,7 e 2,8, quindi il premio è stato del 26%. Oggi Telecom Italia sta sotto gli 1,1 euro, quindi applicando lo stesso schema l’acquirente dovrebbe pagare fra 1,38 e 1,40 euro per azione.
Bisognerà infine vedere quali saranno le prossime mosse di Franco Bernabé. L’ad di Telecom (affiancato dal presidente Gabriele Galateri) si è finora dimostrato un buon alleato degli spagnoli e, soprattutto, uno strenuo oppositore delle ipotesi di cessione della rete «che sarebbero gravi e devastanti per la potenzialità e il futuro dell’azienda». Alcune fonti vicine al dossier sostengono comunque che per capire bene quello che sta succedendo bisogna guardare non solo alla recente operazione di Mediaset, che ha consolidato la sua presenza nelle tv iberiche con l’acquisizione del canale Cuatro, ma anche alla campagna di Spagna condotta dall’Enel sul colosso dell’energia Endesa. Un colpaccio che il governo di Madrid non potrà non mettere sul piatto in un’eventuale trattativa sul futuro di Telecom.

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