mercoledì 11 maggio 2016

Caos Rai sul canone in bolletta. Rischiano di saltare le esenzioni

Non bastavano le cervellotiche richieste dell’Agenzia delle entrate, che per l’invio cartaceo pretende un plico raccomandato senza busta e per quello telematico la registrazione al servizio Fisconline (o Entratel) oppure una Pec, purché sia dotata del software (a pagamento) per la firma digitale. Adesso il rischio è che le dichiarazioni sostitutive per chiedere l’esenzione dal canone Rai in bolletta saltino del tutto, travolte dal caos normativo.

La scadenza per l’invio della documentazione all’ufficio abbonamenti è prevista  per lunedì prossimo, il 16 maggio. Ad oggi, però, e cioè a 5 giorni dall’appuntamento, il decreto attuativo a cui la legge di stabilità 2016 aveva affidato il compito di definire, entro 45 giorni (il 15 febbraio), «l’individuazione dei soggetti tenuti al pagamento del canone» nonché «le misure tecniche per l’attuazione della norma» ancora non c’è.
Il provvedimento ha subìto qualche battuta d’arresto con i passaggi al Consiglio di Stato e al Garante per la Privacy, entrambi critici  su più di una questione. Alla fine, però, il testo ha ricevuto un doppio via libera (il 27 aprile). Da allora, il decreto è fermo nel cassetto del ministero dello Sviluppo economico e in particolare di quello del sottosegretario con delega alle Comunicazioni, Antonello Giacomelli.

Sul tavolo, per ora, ci sono solo i modelli e le istruzioni forniti dal dg delle Entrate Rossella Orlandi, che si è assunta il compito di sostituire il ministero nella definizione dei dettagli tecnici. Un ruolo non previsto dalla norma primaria (la legge di stabilità) con cui è stata introdotta la nuova modalità di riscossione del balzello.
Se i criteri di individuazione degli abbonati fossero rimasti gli stessi di prima, il problema non si porrebbe. La mossa di Matteo Renzi, però, introduce di soppiatto un nuovo metodo di presunzione del possesso della tv, che è quello su cui ruota tutta la partita del canone in bolletta. La detenzione dell’apparecchio, secondo la legge di stabilità, si «presume nel caso in cui esista un’utenza per la fornitura di energia elettrica nel luogo in cui un soggetto ha la sua residenza anagrafica». Partendo da qui, con una scorciatoia dalla dubbia legittimità, il governo ha deciso di considerare tutti i titolari di utenze elettriche residenziali (quelle con la tariffa scontata D2, che presuppongono la residenza) come contribuenti tenuti al pagamento del canone Rai. Sulla correttezza della procedura c’è qualche dubbio. «Suscita perplessità», ha scritto il Garante della privacy nel suo parere al decreto, «la scelta di individuare i soggetti obbligati al pagamento automaticamente, e in via presuntiva, attraverso i dati relativi alla tipologia di tariffa applicata per l’erogazione di energia». Ma il risultato è garantito: rispetto agli attuali 15,7 milioni di abbonati le utenze residenziali domestiche a cui sarà addebitato il canone sono 23,5 milioni.

È da questa assurda pesca a strascico che nascono i mille problemi che hanno fatto impazzire gli italiani nelle ultime settimane. L’utenza residenziale, infatti, non coincide sempre con la famiglia anagrafica. Così, diversi milioni di italiani, per evitare di pagare il doppio canone, dovranno cimentarsi nella compilazione dei moduli per l’esenzione. In assenza del decreto che ufficializza le procedure, però, lo scenario è imprevedibile. Anche le società elettriche andranno in tilt. Come ha detto un paio di giorni fa l’ad dell’Enel, Francesco Starace, le bollette di luglio su cui dovrebbe essere addebitato il canone, considerata la cadenza bimestrale, sono in preparazione proprio in questi giorni. Ma se il decreto non c’è, i dati non possono essere incrociati e la società non può sapere a chi recapitare la richiesta di pagamento.

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