venerdì 13 maggio 2016

Grazie alle nozze gay altro taglio alle pensioni

«Una bomba ad orologeria». Carlo Borghi Aquilini non sa con esattezza quanto ci costerà la legge sulle unioni civili in termini di maggiore spesa sociale legata all’estensione delle tutele alle coppie omosessuali. Ma è sicuro che l’impatto sarà devastante. E a pagare saranno, manco a dirlo, i soliti pensionati. «Bisogna sapere», spiega a Libero il responsabile economico della Lega Nord, «che gli attuali coefficienti su cui si calcola l’assegno previdenziale non sono basati sulla media dell’aspettativa di vita, ma sulla durata media della prestazione. E in questa media è compresa anche la pensione di reversibilità. Se si estende la reversibilità ai superstiti delle unioni civili si alza la media e, inevitabilmente, si dovranno diminuire i coefficienti. Per cui tutti prenderanno una pensione più bassa».

Di quanto è difficile dirlo. Il Parlamento stima un impatto delle nuove norme molto limitato. Secondo la relazione tecnica della commissione Bilancio, nel 2025 il costo della legge Cirinnà sarebbe di appena 22,7 milioni, di cui solo 6,1 a carico della reversibilità estesa anche ai superstiti delle unioni civili e il resto per il minor gettito dovuto alle maggiori detrazioni familiari. L’ex ministro Maurizio Sacconi, considerando il complesso della spesa sociale, calcola invece un onere per lo Stato di almeno 1,5 miliardi di euro. Onere che potrebbe facilmente essere superato. Come ipotizza il senatore di Forza Italia, Lucio Malan, che qualche mese fa ha presentato una relazione tecnica in cui si parlava di 4,5 miliardi di costo solo nei primi dieci anni. Lo stesso presidente dell’Inps, Tito Boeri, ieri ha quantificato in diverse centinaia di milioni il peso della legge sulla previdenza.

Chi ha ragione? Senza dubbio, spiega Borghi, «la previsione della commissione Bilancio è clamorosamente sottostimata, poiché è basata su un inganno. Intanto, si prendono ad esempio i numeri di matrimoni civili di Paesi che non hanno la reversibilità come la conosciamo noi e poi si stima un età media delle nuove coppie di 30 anni, per cui i primi superstiti arriveranno solo tra 50 anni». Un trucchetto denunciato anche da Sacconi, che ha ricordato come le proiezioni sulla spesa previdenziale debbano essere effettuate a partire da 10 anni fino all’entrata a regime e non per 10 anni come ha fatto il Parlamento.
Ma a sballare veramente il conto, secondo l’economista della Lega, «è la totale sottovalutazione dei potenziali abusi che genererà l’enorme beneficio della pensione di reversibilità». Per avere un’idea, prosegue Borghi, «sarebbe come calcolare i clienti medi di un esercizio commerciale senza tenere conto che da ora in poi alcuni prodotti verranno regalati». Lo stesso accadrà con le unioni civili, dove il dono è rappresentato da un vitalizio totalmente a spese dello Stato.«La pensione di reversibilità», spiega l’esponente del Carroccio, «nasce nel 1939 come incentivo alla natalità, una assicurazione per le madri che sceglievano di restare a casa per fare e accudire i figli. Si tratta di un beneficio incredibile, che viene erogato a prescindere dalla situazione patrimoniale e reddituale. L’allargamento del diritto alle coppie omosessuali, oltre a tradire lo spirito della legge, anche in tempi più moderni sempre volto ad incentivare le nascite, si presta ad una serie infinite di truffe. Ci sarà chi metterà su delle agenzie per formare coppie a tavolino ed ottenere l’accesso al vitalizio. Qualche anziano, in questo modo, potrebbe anche ottenere subito delle somme in cambio della restituzione futura attraverso la reversibilità».

Si potrebbe evitare tutto questo? Per Borghi la soluzione è semplice: «Basterebbe modificare la legge sulla reversibilità prevedendo che il beneficio a tutte le coppie che si uniscono da oggi in poi, in qualsiasi forma, venga concesso solo in presenza di figli. Si evitano abusi e si recupera il senso dello strumento».
C’è, però, chi considerando proprio gli oneri sociali, è più drastico. Come il senatore leghista Roberto Calderoli che ha invitato il capo dello Stato, Sergio Mattarella, a non firmare la legge. «Se mancano le coperture», ha detto, «il provvedimento va rimandato alle Camere».

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