venerdì 15 novembre 2013

Pil in calo da 27 mesi. Altra stangata in arrivo?

«Non c’è bisogno di manovre aggiuntive». Preoccupa un po’ la dichiarazione con cui ieri Fabrizio Saccomanni ha commentato i dati Istat sul pil. L’ultima volta, a settembre, in cui il ministro dell’Economia, sempre sull’onda delle preoccupazioni sollevate dall’Istituto di statistica, ha smentito la necessità di interventi correttivi parlando di «aggiustamenti minimi e gestibili» poi è arrivata una manovrina da 1,6 miliardi per far tornare il deficit sotto il 3%.

Allora l’Istat aveva registrato una diminuzione dello 0,3% del pil nel secondo trimestre rilevando una crescita acquisita per il 2013 (considerando i successivi trimestri a zero) in flessione dell’1,8%. Il governo ha nicchiato e negato. Poi, però, presentando la legge di stabilità ha corretto dal -1,7 al -1,8% le stime contenute nel Def.
Il rischio di un deja vu è più che concreto. Secondo i dati diffusi ieri dall’Istituto di statistica il pil italiano nel terzo trimestre è sceso dello 0,1% sul trimestre precedente e dell’1,9% rispetto al 2012. Al di là del fatto che si tratta del nono trimestre consecutivo, un’eternità, di segni meno, i numeri snocciolati dai tecnici significano che la flessione acquisita per il 2013 (considerando il IV trimestre a crescita zero) è dell’1,9%. Uno pericoloso 0,1% che potrebbe costringere il Tesoro a raddrizzare un altro po’ la barra per non sforare i parametri europei del deficit/pil.

Scenario inverosimile, secondo il ministro. «Non c’è alcuna ulteriore necessità di intervento», ha ribadito il ministro. La previsione di Saccomanni (o «speranza», come dice saggiamente il ministro del Welfare, Enrico Giovannini, che non sottovaluta la «sua» Istat) è che sul finire dell’anno l’Italia metta il turbo. «I dati», ha spiegato, utilizzando gli stessi argomenti con cui negli ultimi mesi ha sempre smentito le stime negative, «si riferiscono ai primi tre trimestri, il dato dell’ultimo mese è più positivo di quanto ci si poteva attendere e le previsioni per il quarto trimestre sono comunque positive. Quindi il dato annuo sarà in linea con quello (-1,8%) che abbiamo messo nella legge di stabilità».

L’auspicio, ovviamente, è che questa volta il ministro abbia ragione, anche se i dubbi restano. «L’attesa riduzione dell’intensità della crisi nel terzo trimestre del 2013» spiega la Confcommercio, «non lascia spazio a particolari entusiasmi. Il 2013, infatti, anche nell’ipotesi di un segno debolmente positivo nell’ultimo trimestre, si chiuderà con una riduzione dell’1,7-1,8%». Il che significa, tanto per cominciare, che non ci sarà alcun margine di manovra per poter compensare eventuali buchi nel gettito provocati da previsioni errate nel decreto Imu sulla prima rata, con il risultato di far scattare le clausole di salvaguardia. E nulla ci sarà da raschiare in fondo al barile per neutralizzare anche la seconda rata dell’imposta sulla casa. Considerato poi che i comuni ora pretenderebbero addirittura 2,9 miliardi (al posto dei 2,4 previsti) in virtù del fatto che gli stessi sindaci, per quei pochi che hanno pagato l’Imu prima casa, hanno rialzato le aliquote del 2013.
Il confronto internazionale non conforta. Trimestre su trimestre il pil è cresciuto praticamente ovunque, mentre quello dell’eurozona si è attestato allo 0,4%, impietosamente distante dal nostro -1,9%. Tutt’altra, secondo il governo, sarà la musica il prossimo anno, con una crescita stimata dell’1,1%. Se i numeri di Saccomanni fossero veri, l’Italia nel 2014 farà addirittura meglio della media europea, che la Bce prevede attestarsi all’1%.

Sulle stime per il prossimo anno si baserà gran parte del il giudizio della Ue sulla legge di stabilità, previsto per oggi. A preoccupare Bruxelles, che chiede coperture certe e blindate su tutte le misure, c’è proprio il fragile andamento dell’economia, che tiene l’Italia sempre sul filo del rasoio, con i conti pubblici troppo vicini alle soglie da non valicare.
Tra tante incognite, una certezza è invece arrivata per i contribuenti. E non è piacevole. Nel decreto Fare del giugno scorso si prevedeva il dimezzamento entro settembre dell’aggio (oggi all’8%) che Equitalia carica sulle cartelle esattoriali per il servizio di riscossione. Ebbene, il sottosegretario all’Economia, Alberto Giorgetti, ha detto che la società del fisco naviga in cattive acque e quindi non se ne fa più niente.

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