L’Imu torna. Anzi no, salta. Mentre i tecnici del Tesoro sono ancora alle prese con numeri e tabelle per tirare fuori dal cilindro le risorse necessarie e i commercialisti lanciano l’allarme per le scadenze troppo ravvicinate, sulla seconda rata dell’imposta municipale sulla casa esplode pure il caso politico. Il continuo balbettio di molti esponenti di governo, culminato martedì con il «non sarà facile evitarla, ma si può fare» pronunciato dallo stesso ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, è stato interrotto ieri dal perentorio intervento di Angelino Alfano. «La seconda rata non si pagherà. È un impegno assunto con il Parlamento e con gli italiani ed è un impegno che sarà mantenuto, che dovrà essere mantenuto».
Parole chiare e nette, quelle del vicepremier, che trovano un’inedita sintonia con quelle del viceministro dell’Economia, Stefano Fassina, ma non sciolgono il nodo delle coperture. E piombano come macigni sui fragili equilibri della maggioranza che sostiene il governo. A partire da quelli che ancora tengono unito il Pdl. La sortita di Alfano viene accolta come fumo negli occhi dai lealisti vicini a Silvio Berlusconi. «La scadenza si avvicina», replica piccato Raffaele Fitto, «non bastano più parole e promesse». Qualcuno, premette Renato Brunetta, «dica a Saccomanni che continuando così fa male a se stesso e al Paese», ma «sarebbe il caso che all’interno del governo si facesse chiarezza e la si smettesse con questo dualismo dilagante».
L’appello del capogruppo alla Camera cade inevitabilmente nel vuoto. Gli alfaniani Maurizio Lupi e Beatrice Lorenzin si allineano subito alla posizione del viceministro, ribadendo che la seconda rata non si pagherà e che l’impegno è preso. Secondo il titolare delle Infrastrutture, Lupi, «non è tanto un problema di merito, è un problema di credibilità dell’azione di un governo». In altre parole, di tenuta dell’esecutivo. Come spiega lo stesso ministro, «qualunque governo, ma in particolare il nostro, non può permettersi, laddove ha preso degli impegni formali, di non mantenerli».
Sul fronte opposto il ministro degli Affari regionali, Graziano Delrio, secondo cui «è un problema molto complicato e quindi ci si sta lavorando». Anche il ministro del Welfare, Enrico Giovannini, ammette la difficoltà «di trovare alcune coperture», ma aggiunge pure che sul tavolo ci sono «scelte politiche» che devono essere fatte e su cui il governo sta discutendo.
Una questione che ha ben presente il capogruppo del Pdl al Senato, Renato Schifani, che chiama in causa in maniera non troppo velata gli alfaniani, dicendosi «certo che la nostra rappresentanza governativa e i nostri gruppi parlamentari si faranno garanti di questo accordo». Ancora più diretto ed eloquente Giancarlo Galan, lealista di ferro: «Da Alfano, capocorrente del Pdl antiberlusconiano, attendo i fatti sulla cancellazione della seconda rata Imu. Se il governo mette nuove tasse, è meglio che vada a casa».
Mentre le forze di maggioranza litigano gli esperti di Via XX Settembre non sanno che pesci pigliare. Il ministro dell’Economia sta vagliando diverse ipotesi, tra cui quella di ridurre la platea degli esentati dal versamento della seconda rata Imu, rispetto ai contribuenti che non hanno pagato la prima tranche. Il taglio dei beneficiari che potrebbe escludere dalla cancellazione, ad esempio, i proprietari di terreni e beni strumentali agricoli. Restringendo l’area di intervento del provvedimento, si otterrebbe un risparmio di circa 300 miliardi e, di conseguenza, il costo dell'operazione passerebbe da 2,4 miliardi a 2,1 miliardi. Ma è chiaro che il risultato sarebbe un pasticcio. L’impegno di agosto non sarebbe rispettato e i falchi del Pdl, che hanno insistito in prima battuta per inserire i terreni nell’esenzione, darebbero immediatamente battaglia.
Secondo alcune fonti la spesa potrebbe essere parzialmente finanziata attraverso la rivalutazione delle quote di Bankitalia. L’incasso dipenderà dal limite percentuale che sarà fissato per le quote. Diversi, tuttavia, sono i problemi legati all’utilizzo di queste risorse. A partire dal fatto che il maggiore gettito derivante dalle plusvalenze delle banche sarebbe contabilizzato nel 2014 e non nell’anno in corso. Nasce da qui l’idea, che sta prendendo piede nelle ultime ore, di un ulteriore incremento degli acconti Ires e Irap per le banche (attualmente fissato al 101%).
Se le risorse reperite non dovessero bastare, infine, si potrebbe pensare anche a rivedere il concetto di case di lusso, allargando questa tipologia e, di conseguenza, il numero dei proprietari che dovranno presentarsi allo sportello il prossimo 16 dicembre, per pagare l’imposta sugli immobili. La prossima settimana dovrebbe essere comunque quella decisiva. Anche perché oltrepassando quel limite senza alcuna decisione il risultato sarebbe quello di gettare il Paese nel caos. Secondo i Caf, infatti, la situazione sarà comunque difficilemnte gestibile anche senza seconda rata sulla prima casa. I comuni possono decidere fino al 30 novembre le aliquote Imu sulle altre abitazioni e comunicarle fino al 9 dicembre. Il che significa che i commercialisti avranno 5 giorni tempo per calcolare i versamenti a carico dei contribuenti.
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