Tecnologia militare e crescita. È questo il binomio su cui il premier Enrico Letta dovrebbe puntare al prossimo consiglio Ue del 20 dicembre, dove si discuterà principalmente di investimenti nella difesa. A quantificare la posta in gioco è uno studio realizzato da Prometeia per Finmeccanica. Dal lavoro presentato ieri emerge che il colosso dell’aerospazio sforna valore aggiunto, occupazione e gettito fiscale per l’Italia con moltiplicatori più alti degli altri settori industriali e, in alcuni casi, anche dei principali Paesi europei. Per avere un’idea basti pensare che ogni occupato di Finmeccanica produce un valore aggiunto diretto di 83mila euro, il 47% in più rispetto alla media italiana. Ancora più elevati gli impatti indiretti. Ogni occupato del gruppo produce altri 2,1 posti di lavoro nell’intera economia, ogni euro di tasse genera altri 1,8 euro di gettito, mentre ogni euro di valore aggiunto ne crea altri 1,6 per il sistema Italia. Complessivamente Finmeccanica ha generato nel 2012 lo 0,6% del pil, con una produttivita più alta del 65% rispetto alla media italiana. Il tutto grazie a massicci investimenti in ricerca e sviluppo. Il gruppo da solo copre il 12,3% della spesa delle imprese e il 6,6% di quella totale. Il problema è che tale spesa (1,2% del pil) resta ancora molto al di sotto della media Ue (1,9%). L’occasione per il cambio di passo potrebbe arrivare dai programmi comuni della Ue, da cui il nostro Paese rischia invece di restare fuori. In palio non c’è solo la crescita economica. Come ha spiegato il presidente di Finmeccanica, Gianni De Gennaro, «aerospazio, difesa ed elettronica sono la frontiera più avanzata sulla quale nei prossimi mesi si andranno a consolidare i nuovi equilibri socio-politici dentro e fuori dell’Europa».
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