martedì 12 novembre 2013

Niente tasse sotto i 12mila euro. Fassina contro: aiuta i ricchi

C’è un parlamentare a Berlino. Anzi ce ne sono due, Anna Cinzia Bonfrisco e Gian Carlo Sangalli. La prima è del Pdl, il secondo del Pd. Ma per una volta sono entrambi d’accordo nel tagliare le tasse. Portano la loro firma, infatti, due emendamenti, a cui si aggiunge anche quello del senatore Remigio Ceroni, sempre del Pdl, che prevedono l’estensione della no-tax area (attualmente a 8mila euro per i dipendenti e 7.500 per i pensionati) ai redditi sotto i 12mila euro. In pratica, dal primo gennaio 2014 tutti i contribuenti italiani inizierebbero a pagare l’Irpef solo a partire da quella soglia. Un salvavita per le classi meno abbienti, una boccata d’ossigeno per il ceto medio.

Bello? Un orrore per Stefano Fassina, che ha subito gelato l’iniziativa sul nascere spiegando che è «presto per parlare di intese». E comunque la misura non va bene perché l’operazione è «molto costosa» (si parla di 1,8 miliardi di euro coperti con un tetto del 70% alle spese intermedie della Pa) e le poche «risorse a disposizione» vanno dirottate su «lavoratori e famiglie in difficoltà». Mentre l’allargamento della no tax area, ha sottolineato con preoccupazione il viceministro dell’Economia del Pd, farebbe pagare meno Irpef «anche a chi guadagna un milione di euro l’anno».
Apriti cielo. Fassina non ha invece niente da dire su tutte le altre proposte del Pd che le tasse le alzano. E l’elenco è assai corposo. Si va dall’aumento dall’1,5 al 2,5 per mille dell’aliquota della patrimoniale su conti correnti, depositi bancari e postali all’introduzione di un bollo di 10 euro per i depositi inferiori ai 10mila euro e di 20 euro per quelli tra i 10 e i 20mila euro fino all’aumento della tassazione sulle rendite finanziarie dal 20 al 22%. Misura, quest’ ultima prevista da una serie di emendamenti del Pd a copertura di alcune modifiche della Tari, la nuova tassa sui rifiuti.

Sempre dal partito di Guglielmo Epifani arriva la proposta di abbassare la soglia per beneficiare del taglio al cuneo fiscale, che dovrebbe scendere a 30mila euro. Con il beneficio maggiore, circa 200 euro netti l’anno rispetto agli attuali 150, per i redditi tra 15mila e 20mila euro. Un altro rincaro, questa volta bipartisan, arriva sul fronte Rai. Emendamenti del Pd e del Pdl prevedono l’aumento del canone di 6 euro da gennaio. Infine, sul capitolo casa, l’idea è quella di aumentare l’aliquota base della Tasi dall’1 per mille all’1,5, introducendo però una detrazione di 145 euro o rimodulando le vecchie agevolazioni per i figli a carico.
Di tutt’altro tenore la proposta del Pdl sugli immobili, che prevede di riscrivere di sana pianta la legge. L’emendamento del relatore, Antonio D’Alì, prevede lo stop a Tari e Tasi e l’introduzione del Tuc, tributo unico comunale, che assorba anche l’Irpef sulle case non locate. L’imposta non potrà superare il 10,6 per mille (rispetto all’11,6 previsto dalla legge di stabilità) e la componente patrimoniale del tributo unico locale «è corrisposta dai proprietari a qualsiasi titolo nella misura massima dell’8,1 per mille per anno e non è dovuta per le unità immobiliari adibite ad abitazione principale e per i terreni agricoli e fabbricati rurali».
Dall’ex ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, arrivano, tra gli altri due emendamenti: uno per per tassare tutto il salario di produttività (al di sotto dei 40mila euro lordi l’anno) del 10% con le risorse del cuneo fiscale, l’altro per garantire la perequazione, sebbene con aliquote decrescenti con il salire degli importi, a tutte le pensioni. Una modifica proposta dal relatore e dal senatore Andrea Mandelli propone, infine, un condono fiscale per i ruoli emessi fino al 31 dicembre 2012. I  contribuenti potranno fare pace con il fisco, versando l’80% dell’imposta iscritta a ruolo e «senza corrispondere interessi di mora e sanzioni».

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