giovedì 28 novembre 2013

Generali: più dividendi. E il numero uno Greco se la prende con S&P

È infuriato contro Standard & Poor’s, Mario Greco, ma non perde di vista gli obiettivi. Quelli verso cui le nuove Generali procedono a testa bassa, bruciando i tempi e battendo le stime. Il creditwatch negativo dell’agenzia di rating, piombato martedì sera sul debito del Leone, è l’unica nota stonata dell’investor day di Londra, in cui l’ad ha potuto fare il punto sui risultati raggiunti a dieci mesi dalla presentazione del piano triennale non solo confermando gli impegni presi, ma anche annunciando il miglioramento dei target. In particolare sul taglio dei costi, dove l’obiettivo al 2015 sale dai 600 milioni di risparmi dichiarati a gennaio a 750 milioni, che diventeranno un miliardo nel 2016, di cui il 40% nel business vita e il 60% in quello danni e altre attività. Complessivamente, i benefici operativi lordi arriveranno a quota 1,6 miliardi già nel 2015. Restano, invece, invariati gli obiettivi di un roe operativo al 13% e di un indice solvency I al 160%, contro il 152% di fine ottobre.

I nuovi target, ha spiegato Generali, rientrano «in un chiaro piano di azione per ottenre rendimenti più alti nel breve termine». E una volta raggiunti gli obiettivi, la prospettiva è quella di «una politica di dividendi crescente nel tempo». Percorso che potrebbe essere più rapido del previsto. «Non direi che i dividendi rimarranno stabili fino al 2015», ha detto Greco, «perché farei fatica a capire stabili rispetto a cosa». Alla domanda se cresceranno, il manager è stato chiaro: «Sì».
Il buon andamento del piano non ha però impedito agli analisti di S&P di vedere nero sul futuro del gruppo. «Un errore clamoroso», ha detto senza mezzi termini il numero uno delle Generali, che si è scagliato con durezza contro l’agenzia di rating. «Questi signori prima di tutto non guardano i numeri», ha tuonato, «perché i tre quarti del nostro business sono fuori dall’Italia». Poi, ha proseguito, «scoprono solo ora, nel momento in cui gli spread sono ai minimi, il pil riparte, e le Generali fanno 1,5 miliardi di utile nei nove mesi, che c’è stata una crisi dell’euro, ma dove hanno vissuto in questi anni?». Il problema «è che affidiamo una responsabilità, che è quella di giudicare, a queste persone, non sono a cosa serve che questi signori facciano questo lavoro».

Archiviata la risposta a S&P, Greco ha sottolineato le discontinuità con il passato. «Questa», ha detto, «è una compagnia che negli ultimi anni è stata sottotono, per varie ragioni, e vogliamo che ritorni» al prestigio che merita. E il prestigio passa anche per il profondo piano di ristrutturazione a cui la compagnia è stata sottoposta negli ultimi mesi. A partire dall’uscita dai salotti. Le Generali sono «già uscite da otto patti di sindacato  Gemina, Prelios, Ntv, Telco, Mediobanca, Agorà, Rcs Mediagroup e Pirelli, ndr.), riacquistando la disponibilità degli asset per la gestione più opportuna». E mentre in Italia il gruppo ha da poco completato la riorganizzazione delle divisioni con l’accorpamento di tutte le attività sotto la sub holding Assicurazioni Generali Italia, ieri Greco ha presentato il nuovo marchio con la compagnia sostituirà i 150 loghi con è presente nel mondo. Il colosso di Trieste torna al vecchio Leone utilizzato sin dal XIX secolo, ridisegnato per l’occasione con diverse tonalità di rosso. Una scelta che ha fatto felice il governatore del Veneto, Luca Zaia: «Una scelta identitaria e globalizzante del leone marciano, che porta con sè i valori della Repubblica veneta, la Serenissima».
Sul capitolo acquisizioni, infine, Greco ha chiarito che non ci sono operazioni in vista. Neanche quella relativa alla privatizzazione della Sace, di cui si è parlato nei giorni scorsi: «Non rientra nelle nostre priorità» e comunque «nessuno ce l’ha proposta».

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