martedì 5 novembre 2013

Per uno 0,4% Saccomanni attacca pure l'Istat

«Abbiamo opinioni leggermente diverse». Come spesso accade ai tecnici, quando viene contraddetto sui numeri il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, diventa spigoloso e puntuto. Soprattutto se a farlo sono i suoi ex colleghi economisti. Era già capitato lo scorso maggio con l’Ocse, che si era permesso di abbassare le stime sul pil del 2013 dal -1 al -1,5% (poi portate a -1,8%) alla vigilia della chiusura delle procedura d’infrazione per deficit a carico dell’Italia. «Le stime Ocse», ebbe a dire l’ex dg di Bankitalia nel corso di un’audizione in Parlamento sul Def, «non hanno molta rilevanza». La stizza del ministro si è ripresentata a luglio. Nel mirino, questa volta, le valutazioni di S&P che hanno portato al declassamento dell’Italia. Una decisione, disse Saccomanni, «non adeguatamente sostenuta da analisi condivise» che appare anzi «basata sull’estrapolazione meccanica di dati e della situazione del passato, con minima o nulla considerazione per le misure già prese o in corso di attuazione».



Passata l’estate, Saccomanni è stato costretto a dare ragione ai pessimisti, abbassando la previsione del pil a -1,7% e varando pure una manovra correttiva da 1,6 miliardi per far rientrare il deficit sotto il tetto del 3%. Ma il pallino della ripresina continua a tormentarlo. E ieri se l’è presa di nuovo con l’Istat, colpevole di non vedere la ripartenza su cui il ministro, invece, scommette forte.
La convinzione di Saccomanni è che «l’economia entrerà in ripresa nel quarto trimestre e l’anno prossimo». Con uno scatto del pil che il ministro, presentando la legge di stabilità di fronte alle commissioni Bilancio e Finanze del Senato, ha quantificato in 1,1 punti percentuali, lo 0,1% in più rispetto a quanto previsto nel Documento di economia e finanza.

Uno scenario che non risulta all’Istituto di statistica, secondo cui nel 2013 l’Italia collezionerà un bel -1,8%, mentre nel 2014 la crescita non supererà lo 0,7%. Apriti cielo. La notizia, per giunta, è arrivata mentre Saccomanni si trovava a Londra a rassicurare la City e a rilasciare interviste rasserenanti a prestigiose testate come Bbc e Financial Times. «Abbiamo opinioni leggermente diverse», ha chiosato il ministro con una punta di sarcasmo, «la differenza modesta è dovuta alle attività del processo di riforma strutturale» e «alle misure sui rimborsi del debito Pa». Fattori, ha poi proseguito, «di cui non so in che misura l’Istat stia tenendo conto». Saccomanni è tornato sull’argomento anche nel colloquio con Ft. «Noi crediamo» , ha spiegato, «che gli analisti non abbiano completamente preso in considerazione l’impatto delle misure espansive che abbiamo adottato, in particolare il grande sforzo per ridurre gli arretrati degli enti locali».

In realtà, la complessa nota metodologica dell’Istat allegata alle previsioni macro sembra prendere in considerazione il dispiegarsi dell’effetto delle riforme. E il risultato finale è in linea con tutte le organizzazioni nazionali e internazionali. Sul 2014 lo 0,7% di crescita è contenuto nelle stime formulate a settembre non solo dallo stesso Istat (che ha ribadito il target), ma anche da Bankitalia, Fmi e Confindustria. Così come dalla Commissione Ue, anche se le previsioni, che saranno aggiornate oggi, sono del maggio scorso.
Pure sul 2013 le proiezioni non si discostano. E per quanto Saccomanni si lamenti è stato lui stesso, presentando la legge di stabilità in parlamento la scorsa settimana, a rivedere al ribasso il pil da -1,7 a -1,8%. Un livello che ci riporta esattamente alle stime, tutte contestate dal governo, fatte prima dell’estate da Fmi, Ocse e Bankitalia. In fondo anche l’Istat certifica una mini ripresa e, come ha sottolineato il capo economista Ocse, Carlo Padoan, «conta più il profilo del singolo numero». Concetto ripreso dal ministro del Lavoro ed ex presidente dell’Istat, Enrico Giovannini, secondo cui «le previsioni rappresentano uno stimolo per fare ancora di più».

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