martedì 26 novembre 2013

Da Imu a Iuc, cambia solo il nome

Sulla casa si cambia ancora. Mentre prosegue la telenovela sulla seconda rata dell’Imu, con il decreto per l’abolizione slittato di nuovo, dal cilindro della commissione Bilancio del Senato è spuntato l’ennesimo groviglio linguistico-fiscale. La tanto discussa Trise, così come prevista dalla versione originaria della legge di stabilità, non c’è più. Al suo posto arriverà la Iuc, che dovrebbe, almeno nelle intenzioni, semplificare la materia e alleggerire un po’ il peso del fisco sugli immobili. Ma che, a ben guardare, lascia i balzelli quasi invariati e aggiunge ulteriore confusione.



L’unica certezza, spiega il presidente della commissione Finanze, Daniele Capezzone, «è che si tornerà a pagare sulla prima casa». I dettagli della nuova Imposta unica comunale sono contenuti in un proposta di modifica presentata ieri pomeriggio dai relatori che, secondo quanto annunciato dal governo, dovrebbe essere recepita nel maxiemendamento su cui l’esecutivo chiederà la fiducia. La Iuc incorporerà Imu, Tasi e Tari. Quest’ultima, la componente rifiuti, peserà sui cittadini nella stessa misura in cui hanno pesato quest’anno Tarsu e Tia. Per quanto riguarda la componente immobiliare non ci sono grandi novità. La tassa non colpirà i proprietari di prime case (tranne quelle di lusso), mentre per le seconde l’aliquota massima sarà al 10,6 per mille, ovvero la stessa soglia che già oggi i comuni non possono oltrepassare. Poche rivoluzioni anche per la componente dei servizi indivisibili, la Tasi, che, così come previsto dalla “vecchia” Trise, sarà pagata da tutti i proprietari di casa e, in parte, anche dagli inquilini. Le aliquote sulla prima casa restano identiche. Ovvero 1 per mille quella di base, con un tetto al 2,5 per mille solo per il 2014. Non è chiaro se dal 2015 resterà la soglia al 6 per mille, come la vecchia Imu sulla prima casa, o se, come disposto dal testo della legge di stabilità, l’aliquota può arrivare fino al 7 per mille. Ancora da sciogliere anche il nodo della componente Tasi sulle seconde case, che potrebbe aggiungersi al tetto del 10,6 per mille facendo tornare la soglia all’11,6 per mille.

L’unica novità di rilievo è che, oltre al miliardo (corrispondente alla maggiorazione Tares che dobbiamo pagare quest’anno) già messo sul tavolo dal governo nella legge di stabilità, l’emendamento dei due relatori, prevede lo stanziamento di altri 500 milioni di euro destinato al finanziamento delle agevolazioni sulla prima casa. La somma dovrebbe consentire detrazioni «come quelle del 2012», a partire da 200 euro e 50 per ogni figlio. Sconto che si applicherebbe evidentemente sulla componente Tasi, essendo quella Imu non prevista per la prima casa. Tra le altre tipologie di immobile su cui i comuni, a loro discrezione, potranno applicare la detrazione ci sono le abitazioni con un unico occupante, quelle degli emigranti, fino alle abitazioni tenute a disposizione per uso stagionale o per altro uso limitato. Nulla è stato ancora deciso per le agevolazioni destinate alle imprese, né per la tassazioni dei terreni agricoli, nodo che potrebbe essere rinviato alla Camera.
Per quanto riguarda l’abolizione della seconda rata dell’Imu, il governo ha assicurato che il Cdm per approvare il decreto sarà convocato subito dopo il voto di fiducia alla legge di stabilità. Sulle risorse si sta ancora cercando la quadra per coprire i terreni agricoli e per soddisfare le richieste aggiuntive dei comuni che hanno ritoccato al rialzo le aliquote 2013.

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