mercoledì 13 novembre 2013

Così la Tuc ci salva dai sindaci

Ici, Imu, Tarsu, Tares, Trise, Tasi, Tari. L’ultima sigla arrivata a turbare i sonni degli italiani si chiama Tuc, tributo unico comunale. L’acronimo è il perno intorno a cui ruota la riforma della tassazione immobiliare targata Pdl. Il Tuc, contenuto in un emendamento alla legge di stabilità presentato da uno dei due relatori al Senato, Antonio D’Ali, si propone di ridurre il peso complessivo del fisco sulla casa e di semplificare la vita al contribuente.

La materia, però, è complessa e alla fine anche il nuovo balzello non è così facile da digerire. Il tributo, così come si legge nell’emendamento D’Ali, «sostituisce, per la componente immobiliare, l’imposta sul reddito delle persone fisiche (Irpef) e le relative addizionali dovute in relazione ai redditi fondiari relativi ai beni non locati, e l’imposta comunale sugli immobili; per la parte dei servizi, i costi relativi alla gestione dei servizi indivisibili». In sostanza, il Tuc dovrebbe assorbire l’Imu, la Tasi e la quota di Irpef che la legge di stabilità ha reintrodotto sulle case sfitte, ma non la Tari sui rifiuti.
Per quanto riguarda la componente relativa alla ex Imu, la tassa dovrà essere pagata da tutti i proprietari degli immobili con un’aliquota massima dell’8,1 per mille. Per la prima casa, i terreni agricoli e i fabbricati rurali ci sarà l’esenzione totale. Per tutte le categorie di immobili l’emendamento prevede una parziale marcia indietro rispetto alla stretta di Monti sugli imponibili. È infatti prevista una riduzione della rivalutazione delle rendite catastali introdotta dal Salva Italia di 10 punti per il 2014 e di 10 per il 2015.

E fin qui, le novità non presentano eccessive difficoltà interpretative. Più delicata la parte relativa alla componente servizi (ex Tasi). Il tributo, in questo caso, è dovuto da tutti coloro che, a qualsiasi titolo, occupano l’immobile. Il balzello avrà per tutti un’aliquota massima dell’1,5 per mille. Per i proprietari di seconde case all’aliquota di base si dovrà aggiungere un altro 1 per mille. Maggiorazione da cui sono esentati le prime case, i terreni agricoli e i fabbricati rurali.
Messa così, con tutto il rispetto per i promotori, sembra un po’ una bufala. La legge di stabilità prevede infatti una Tasi ordinaria per le abitazioni principali all’1 per mille, mentre qui si pagherebbe l’1,5 per mille. Un dettaglio che non è sfuggito ad alcuni occhi attenti, come quelli del tributarista Enrico Zanetti di Scelta civica, ma anche del portavoce del Pdl, Daniele Capezzone, che si sono chiesti quale fosse la convenienza.
Anche perché nella concitazione degli eventi e dei lavori parlamentari lo stesso D’Ali continuava ieri a ripetere che la prima casa «non subirà alcuna tassazione», alimentando un po’ di confusione.

La realtà è che i balzelli patrimoniali verrano azzerati, così come nella Trise. Mentre quelli dei servizi verranno diminuiti nella sostanza, anche se non nella forma. L’aliquota all’1,5 per mille del Tuc è infatti il tetto massimo, che i comuni potranno solo abbassare, ma non alzare. La Tasi sulla prima casa, invece, prevede nel 2014 una aliquota base dell’1 per mille e massima, a discrezione dei comuni, del 2,5 per mille. Valore che nel 2015, cosa finora poco chiara ai più, potrà schizzare fino al 7 per mille. Anche sulle seconde case, l’aliquota massima complessiva prevista dal Tuc per i proprietari è del 10,6 per mille. Valore che va confrontato con il tetto massimo dell’11,6 per mille previsto dalla Tasi (più Imu) così come disposto dalla legge di stabilità.
Considerato quello che è successo con le aliquote dell’Imu, portate al livello massimo da quasi tutti i Comuni, appare chiaro che la riforma del Pdl potrebbe rappresentare una pillola non troppo dolce, ma di sicuro effetto, rispetto alle promesse della legge di stabilità. Non è un caso che il Pdl chiederà di introdurre nella legge una clausola di salvaguardia a favore dei contribuenti, per fare in modo che il gettito sulla casa per il 2014 non superi i 20 miliardi di euro (Imu 2012 meno la prima casa), così come promesso da Letta. Gli eventuali soldi in più, saranno restituiti alle famiglie.

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