venerdì 6 settembre 2013

Per tenersi il posto Saccomanni dà numeri a caso

Da un ex direttore generale di Bankitalia tutto ci si poteva aspettare tranne che smentisse le previsioni elaborate dai suoi colleghi economisti dell’Ocse. Ma l’imperativo, adesso, è proteggere il governo dalle fibrillazioni della maggioranza. E l’uscita imminente dal tunnel della crisi è uno scudo a cui Fabrizio Saccomanni non vuole rinunciare. Così, malgrado le fosche previsioni dell’organismo internazionale, che solo un paio di giorni fa hanno certificato le difficoltà dell’Italia, il ministro dell’Economia ha voluto annunciare il bel tempo. «Il processo di ripresa è in corso», ha spiegato dall’autorevole palcoscenico del G20 in Russia. Aggiungendo che «stiamo uscendo dalla fase di recessione».

 Per smentire i gufi l’ex dg di Bankitalia ha poi impartito piccole lezioni di economia. Quanto ai numeri drammatici della disoccupazione, si tratta di «uno dei dati che tardano di più a reagire all’inversione del ciclo , perché le aziende hanno margini di capacità produttiva inutilizzata». Ma questo, ha proseguito, «non vuole dire che i dati sulla ripresa non ci siano o siano falsi». Quanto alle stime dell’Ocse, che solitamente nessuno chiosa, il ministro ha precisato che «sono di valenza più che altro retroattiva, estrapolando dati del primo e secondo trimestre», mentre il governo «ha molti altri segnali di natura congiunturale», sia della produzione industriale che dal comparto dei servizi che dalle fonti fiscali.

E l’occasione di avere i dati congiunturali si è presentata prima del previsto, con le rilevazioni mensili delle entrate. Il bollettino diffuso ieri pomeriggio dal ministero dell’Economia disegna, a dire il vero, un quadro non troppo esaltante. Ma tanto basta al governo. L’Iva, malgrado una flessione nei sette mesi del 5%, circa 3 miliardi di gettito in meno, ha registrato una ripresina a giugno e luglio (rispettivamente +4,5 e +1,2%). Mentre le entrate hanno complessivamente tenuto (+1,2%), a causa soprattutto dell’inasprimento fiscale degli ultimi anni. Basti pensare al +27,9% (1,3 miliardi) registrato sulle imposte di bollo grazie alla «patrimonialina» introdotta dall’ex premier Mario Monti. In qualche modo in linea col ministro sono anche i dati sui consumi arrivati sempre ieri dall’osservatorio di Confcommercio. Numeri, che secondo gli esperti dell’associazione non permettono di cantare vittoria, ma danno qualche segnale di speranza. «Il crollo è finito, ma la ripresa è lontana», è la sintesi di Confcommercio. L’indicatore dei consumi ha infatti registrato un calo dello 0,2% sul 2012 e una variazione nulla su giugno, anche se sui sette mesi resta una flessione del 3,2% rispetto al -3,7% dello stesso periodo del 2012.

Sebbene timidi e incerti, gli indizi della ripresa, secondo il governo, ci sono tutti. Ma per acciuffare il treno bisogna restare compatti. Saccomanni ha infatti avvertito che «l’incertezza politica pesa negativamente», perché «serve fiducia sulle capacità di crescita». E i focolai di incertezza che il ministro pensava «fossero ormai superati», sono invece «dietro l’angolo», sia sul fronte nazionale che internazionale, ha spiegato riferendosi ovviamente alla Siria. Stesso musica, in perfetta sintonia, quella suonata dal premier Enrico Letta. «È il primo G20 che si svolge senza che l’Italia sia il sorvegliato speciale», ha avvertito, «e vorrei che tutti in Italia ne fossero consapevoli e convinti di quanto questo sia un fatto importante». Poi, spingendosi ancora più in là di Saccomanni, ha auspicato che quello di San Pietroburgo «passi alla storia come il G20 della fine della crisi».
Un entusiasmo che non ha però trovato conferme né nel documento ufficiale del summit, dove si parla di «ripresa ancora troppo debole» e di «molti rischi», né nelle parole di Mario Draghi, che si è detto «molto molto cauto sulla natura della ripresa in corso, i germogli sono ancora molto verdi». Quanto all’Italia, ha detto il presidente della Bce, «preferisco non commentare, mi capirete».

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