martedì 24 settembre 2013

Chi soffrirà di più l'aumento dell'Iva

Che l’aumento dell’Iva al 22% deprimerà i consumi già scesi ai minimi storici è ormai assodato. Secondo Confesercenti la contrazione sarà talmente violenta da provocare un buco di 300 milioni nelle casse dello Stato a fronte dei circa 4 miliardi di maggiore gettito stimati sulla base di un andamento costante delle vendite. Resta da capire quali saranno i settori più colpiti dalla stangata. L’aliquota massima al 21% (l’unica che sarà soggetta al rincaro) è attualmente applicata ad una serie di prodotti che per definizione non vengono considerati beni di prima necessità. Si va dai vestiti alle auto (acquisto e riparazioni), dai telefonini ai computer e ai tablet, dal parrucchiere alla parcella dell’avvocato o del commercialista, dall’abbonamento della pay tv agli elettrodomestici. Ma nel paniere rientrano anche le bevande gassate, il vino, i superalcolici, il caffè e, non ultimo, il carburante.

Al di là delle ovvie ripercussioni sulle vendite dei prodotti direttamente colpiti, ci sono anche alcuni effetti indiretti dell’aggravio di imposta. Effetti che si abbatteranno su settori, inutile dirlo, in estrema sofferenza.
A ricevere il colpo collaterale ci sarà, ad esempio, tutto il settore delle costruzioni. Un comparto che a luglio ha segnato una flessione del 2% su giugno e addirittura del 10,8% sullo stesso mese del 2012. E malissimi vanno anche le compravendite, con un risultato complessivo dell’anno in corso che gli esperti di Nomisma prevedono in calo del 6%. Ebbene, se il governo non troverà le risorse per evitare l’aumento dell’imposta sul valore aggiunto, il bilancio potrebbe essere ancora più drammatico. Sull’acquisto della casa si paga l’Iva ridotta al 4% per la prima o al 10% per le altre abitazioni, ma l’aliquota al 22% peserà comunque sulle parcelle di tutti i professionisti solitamente coinvolti nei lavori di ristrutturazione dell’appartamento, dagli architetti, agli ingegneri fino ai geometri. Non solo. Ricade nell’Iva al 22% anche tutto il settore dell’arredamento, dei mobili e degli elettrodomestici. E sempre con l’aliquota massima verranno tassati tutti i materiali o i beni forniti da un soggetto diverso da quello che esegue i lavori o acquistati direttamente dal committente.

L’altro pesante effetto collaterale sarà quello prodotto dall’aumento del carburante. Inutile ricordare che negli ultimi anni le accise hanno subito rincari mostruosi. Nel solo 2011 sono aumentate di sette volte, portando a rincari di 377 euro per ogni veicolo. Una famiglia media che possiede un auto a benzina, secondo i calcoli della Cgia, ha subito negli ultimi tre anni un salasso aggiuntivo di 216 euro. Che diventeranno 219 con l’aumento dell’Iva.
Lo scherzetto costerà caro al settore dell’auto, che oltre ad essere penalizzato dall’aumento dei costi del veicolo sia per quanto riguarda la benzina sia per quanto riguarda la manutenzione (componenti e riparazioni saranno tassate con l’Iva al 22%) sarà colpito anche direttamente attraverso l’aumento dell’aliquota ordinaria dell’imposta che si paga al momento dell’acquisto della vettura. L’impatto, considerato il pessimo andamento degli ultimi mesi, potrebbe rivelarsi fatale. Complessivamente gli acquisti di beni e servizi per la mobilità hanno registrato a luglio una flessione dell’1,1% rispetto al 2012, seguita ad un -6,6 rilevato a giugno. E la contrazione è dovuta principalmente al mercato dell’auto, che a luglio è sceso dell’1,6% e ad agosto del 6,6%. 

L’incremento dell’Iva si farà sentire, infine, anche sul carrello della spesa. In teoria non subiranno rincari i beni come pane, latte, riso, pasta, farina, formaggi, olio, patate, carne e frutta. In realtà la stangata colpirà tutto il settore dell’alimentare, considerato che l’80% delle merci in Italia viaggia su gomma e risentirà, dunque, degli effetti dell’aumento dell’Iva sulla benzina.  «L’incremento», spiegano dalla Coldiretti, ricordando che un pasto percorre in media quasi 2mila chilometri prima di giungere sulle tavole, «avrebbe un effetto valanga sull’88 per cento della spesa degli italiani che viene trasportato su strada».
Il risultato, avvertono gli agricoltori, «è quello di deprimere ulteriormente i consumi in una situazione in cui le famiglie italiane hanno tagliato addirittura del 4% la spesa alimentare nei primi 6 mesi dell’anno». A luglio, tanto per gradire, i consumi per alimentari bevande e tabacchi sono scesi dell’1,5% dopo il -3,7% di giugno.

© Libero