venerdì 27 settembre 2013

Il governo litiga: a chi svendere Alitalia

Stop ai francesi, anzi benvenuti. Mentre il cda di Alitalia tenta di prolungare la sopravvivenza della compagnia dando il primo via libera all’aumento di capitale da 100 milioni, il governo procede in ordine sparso. Il ministro dello Sviluppo economico, che vede i cugini d’Oltralpe come fumo negli occhi, è convinto che la società possa essere rimessa in piedi per poi andare a caccia di altri soci. Come? Con lo stesso metodo che ha già portato non solo Alitalia ma anche Telecom ad un passo dal baratro: una bella soluzione ponte finanziata dalle banche. «Non è detto che solo i francesi possano immettere capitale» nella compagnia, ha spiegato Flavio Zanonato in un’intervista al Sole 24 Ore, si possono, invece, «trovare soluzioni alternative, ci stiamo lavorando proprio in queste ore». L’idea è quella di «coinvolgere il mondo bancario per provare a superare le difficoltà di Alitalia e poi negoziare con altri partner».

Concetto corretto successivamente solo in parte. «Alitalia prima va risanata e successivamente si fanno tutte le alleanze», ha spiegato Zanonato da Bruxelles, dove si è tenuto il Consiglio Ue sulla competitività. Quanto alle banche, «è tutta una cosa in fieri, stiamo discutendo, ma penso troveremo le risorse per superare questa fase».
Il bello è che mentre Zanonato parlava da Bruxelles, il collega titolare delle Infrastrutture, Maurizio Lupi, si trovava invece a Parigi, per spiegare al governo francese che Air France è ben accetta purché dia adeguate garanzie sul piano industriale. «Non c’è alcuna preclusione da parte del governo all’arrivo di Air France, ma alle nostre condizioni», ha spiegato il ministro, dopo aver incontrato l’omologo francese Frederic Cuvillier. L’Italia, ha proseguito, chiede in particolare che «sia ribadito dal piano industriale e dagli investimenti che Alitalia non sarà considerata una compagnia regionale».

Dire che la sortita di Zanonato non sia piaciuta a Lupi è riduttivo. «Ognuno approfondisca i temi che conosce», è la replica piccata del ministro dei Trasporti. «Credo», ha poi proseguito girando il coltello nella piaga, «che il collega  abbia altri problemi di cui occuparsi come Finmeccanica e Riva». Per essere ancora più chiari, ha specificato Lupi, «sul tema Alitalia sono in corso da mesi lavori da parte del sottoscritto». Quindi, ha concluso, «quelle di Zanonato sono opinioni legittime, come io ne ho su Riva».
La compagnia, intanto, prova faticosamente a sopravvivere. Ieri il cda di Alitalia ha deliberato di sottoporre all’assemblea degli azionisti l’approvazione di un aumento di capitale non inferiore a 100 milioni e il completamento della sottoscrizione del prestito obbligazionario convertibile per i restanti 55 milioni di euro (su un totale di 95 milioni varato lo scorso febbraio). Difficile dire chi parteciperà all’aumento. I rappresentati francesi in cda, tanto per cominciare, hanno votato contro. Probabilmente in attesa di capire cosa succede sul fronte del debito (poco meno di un miliardo), dove la compagnia sta  cercando di rinegoziare un’esposizione di circa 500 milioni con le banche. Quasi sicuro, invece, il sì di Colaninno, Intesa e la Famiglia Benetton. Mentre non dovrebbero sottoscrivere Riva, Ligresti e Bellavista Caltagirone.
Il cda ha anche approvato i conti semestrali, ancora disastrosi. La perdita netta è salita a 294 milioni dai 201 milioni dello stesso periodo dello scorso anno, mentre la disponibilità liquida totale ammonta a fine periodo a 128 milioni. Si è però ridotto l’indebitamento finanziario netto che risulta a fine giugno pari a 946 milioni rispetto ai 1.023 milioni del 31 marzo 2013. I ricavi sono diminuiti del 4% a 1,621 miliardi.

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