Addio modello Crocetta. Molti avevano pensato di esportare a livello nazionale l’esperienza dell’ammucchiata di centrosinistra che appoggia il governo siciliano. E invece il Pd, dopo soli 9 mesi di legislatura, ha già deciso di far saltare tutto togliendo il sostegno all’esecutivo guidato dal presidente Rosario Crocetta. Oggetto del contendere, come nella migliore tradizione, un paio di poltrone. Due assessorati che il governatore da mesi si rifiuta di concedere, arrivando a definire il Pd «il partito degli scandali». I Democrat, da parte loro, parlano invece di rafforzamento politico e accusano il presidente siciliano di lavorare da tempo ad un ribaltone con Udc, crocettiani del Megafono, i Democratici e riformisti di Sicilia e l’appoggio esterno di parti dell’opposizione. La goccia che ha fatto traboccare il vaso, dopo mesi di attriti, il rifiuto di Crocetta di partecipare alla direzione regionale del partito per restare accanto agli uomini della sua scorta coinvolti nel grave incidente automobilistico di sabato scorso insieme allo stesso governatore.
La notizia, che era nell’aria da giorni, è arrivata ieri sera al termine del convulso vertice di partito. La direzione ha votato a maggioranza la relazione del segretario regionale Giuseppe Lupo in cui si prevede il ritiro del sostegno al governo siciliano. «Non sarò il pupo di nessuno e non mi farò condizionare da alcuno. Solo il popolo siciliano può domarmi. Lo sappia la direzione del Pd che si va avanti con il programma concordato con i siciliani e scelto da loro», ha subito replicato il governatore.
Netta la posizione del Pd. «Prendiamo atto del no di Crocetta al rimpasto chiesto per rafforzare il suo esecutivo» , ha detto Lupo, «e del fatto che il presidente della Regione ha preso le distanze dal Partito democratico. In questi mesi lo abbiamo sostenuto con forza, ma ora trarremo le giuste conseguenze: non ci riconosciamo più nell’azione del governo che sta commettendo errori gravi, non siamo più vincolati al suo sostengo e saranno gli assessori che si sentono del Pd a trarne le conseguenze. Da adesso valuteremo atto per atto».
Esplicito anche l’ex capogruppo all’Ars Antonello Cracolici: «Dopo quello che è avvenuto, nessuno può pensare di rappresentare il Pd in giunta. Se abbiamo posto il tema del rafforzamento politico, non possiamo uscire dalla direzione dicendo che ci siamo sbagliati». I quattro assessori che dovrebbero lasciare il posto sono Luca Bianchi (Economia), Nelli Scilabra (Formazione), Mariella Lobello (Ambiente) e Nino Bartolotta (Infrastrutture). Chi non lo farà rimarrà a titolo personale e sarà deferito ai garanti del partito.
Il Pd tuttavia non passerà all’opposizione, ma valuterà i singoli provvedimenti che il governo porterà in Assemblea regionale. Un po’ come hanno fatto i grillini per alcuni mesi fino alla rottura definitiva. Ora, comunque, Crocetta non ha più la maggioranza, potendo contare su poco meno di trenta deputati su 90 (il Pd ne ha 18). Ma il governatore assicura che andrà avanti per la propria strada: «Sono esterrefatto. Mi tolgono il sostegno? Si assumono una responsabilità storica: vado avanti».
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