mercoledì 11 settembre 2013

I «giudici» europei bocciano la Tobin tax

Nella versione italiana non esiste in nessun altro Paese al mondo. E in quella europea potrebbe presto scomparire, considerato che gli esperti giuridici di Bruxelles hanno scoperto che è «illegale».
La storia della Tobin tax si sta trasformando nell’ennesima beffa a carico dei contribuenti italiani. Sull’onda di un’euforia antimercatista ben undici Paesi europei lo scorso inverno avevano preso l’impegno di accogliere la proposta della Commissione Ue e di introdurre la tassazione sulle transazioni finanziarie chiamata con il nome del suo ideatore, il Nobel per l’economia James Tobin.


 Ora, però, che le nebbie della demagogia si diradano si scopre che nel trappolone siamo rimasti impigliati solo noi, che senza indugio, prima con il governo guidato da Mario Monti e poi con quello di Enrico Letta non solo abbiamo applicato l’imposta, ma l’abbiamo addirittura inasprita rispetto alla versione originaria, allargando il balzello sia alle operazioni di Borsa ad alta frequenza (HFT, che rappresentano un terzo degli scambi complessivi) sia agli strumenti derivati.
La nuova tassa riformulata, quella vecchia si è già iniziata a pagare a marzo, è entrata in vigore lo scorso 2 settembre ed è finita subito sotto i riflettori della comunità finanziaria internazionale. Il Financial Times l’ha definita senza esitazione il primo caso al mondo di una imposta simile.
Il bello è che in Europa si sono pian piano tutti tirati indietro, a partire dalle piazze finanziarie più importanti. La Germania aspetta le elezioni del 22 settembre e comunque la cancelliera Angela Merkel non ha mai mostrato grande simpatia per il balzello. La Francia, inizialmente entusiasta della tassa, ha iniziato ad avere perplessità al punto che non c’è ancora un testo di legge sulla materia. Mentre Londra, che ha osteggiato sin dall’inizio il progetto, è rimasta fortemente contraria.

Il risultato è lo scenario peggiore che si potesse prevedere: stangata per i risparmiatori che investono in Borsa e fuga di speculatori e operatori più avveduti, che con le piattaforme telematica hanno subito trasferito all’estero il proprio business. Come ammetteva qualche mese fa il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, la Tobin Tax è «una materia da trattare con la massima cautela, soprattutto perché oggi questa forma di tassazione è ancora applicata da pochi Paesi e in modo disomogeneo, puo' creare effetti indesiderati e distorsioni». Gli effetti indesiderati per ora parlano di volumi medi giornalieri sulle azioni italiane scesi a 2,8 miliardi rispetto ai 4,5 dei primi due mesi del 2013. Il tutto a fronte di un gettito che rispetto alle stime di un miliardo l’anno dovrebbe attestarsi al di sotto dei 200 milioni di euro. Se tutto va bene. Secondo il presidente dell’Aibe (Associazione banche estere), Guido Rosa, l’introito per lo Stato «sarà minimale se non negativo», dimostrando che si tratta di una tassa «populistica e inefficace».

 Al fallimento totale dell’operazione si aggiunge ora la beffa. Il pool legale dell’Unione europea, secondo quanto riporta il Financial Times, è infatti giunto alla conclusione che la Tobin Tax è illegale. La proposta di tassazione, sostengono gli esperti giuridici di Bruxelles, è «discriminatoria», sarà probabilmente distorsiva della concorrenza, viola le leggi europee e «oltrepassa la giurisdizione degli Stati membri sulla tassazione».
Ce n’è abbastanza per gettare immediatamente l’imposta nel cestino. Eppure la Commissione insiste dicendo di aver «effettuato un’analisi giuridica molto accurata» e sostenendo che la tassa è «legalmente solida». Parole che saranno sicuramente sufficienti all’Italia per non rinunciare all’ennesimo balzello. 

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