domenica 8 settembre 2013

Nel Pdl tutti a dire "non tradiremo"

C’è chi, come il senatore Antonio Milo, parla di «caccia alle streghe» e denuncia i «fantomatici elenchi senza fondamento» comparsi sulla stampa. Sta di fatto che la mappatura del Pdl a Palazzo Madama realizzata ieri da Libero ha immediatamente, e inopinatamente, scatenato tra i senatori indicati come meno vicini al Cavaliere una raffica di autodichiarazioni di fedeltà. E E sono molti anche i big che hanno ritenuto di dover scendere in campo per smentire qualsiasi tipo di tentazione ribaltonistica nella truppa berlusconiana di Palazzo Madama.

«Nonostante quello che scrivono alcuni quotidiani, e mi dispiace anche della nostra parte, nel nostro gruppo di ribaltonisti non ce ne sono», sentenzia il capogruppo ed ex presidente del Senato, Renato Schifani. Subito supportato dal vice Paolo Romani. «Lo diciamo con chiarezza: non c’è spazio per ribaltoni o scelte diverse da quelle sottoscritte all’atto della candidatura», dice categorico l’ex ministro dello Sviluppo, «ogni membro del gruppo, ognuno di noi, ha la sua storia politica. Differenti storie politiche che hanno un unico approdo: Berlusconi e testimoniano come nessuno sia qui per caso». Il Pdl al senato, conclude Romani, «non corre alcun rischio di scissione o di rottura».
E in difesa dei presunti «traditori», anche per questioni territoriali, essendo il gruppo per la maggior parte formato da eletti in Campania, scende in campo anche Mara Carfagna, la quale spiega che «a volte i desideri vengono inconsapevolmente scambiati per realtà». È questo, secondo l’ex ministro delle Pari Opportunità, «il caso delle indiscrezioni di stampa, circolate negli ultimi giorni, sul presunto drappello di senatori campani del Pdl pronto a sostenere un governo Letta-bis».

Duro l’ex Guardasigilli Nitto Palma, che considera gli elenchi «offensivi per l’intera dirigenza campana», che è «compatta e cementata da un comune sentire politico». «L’intero partito campano», gli fa eco il coordinatore provinciale di Napoli, Luigi Cesaro, «ha un legame atavico e profondo» con il Cavaliere. «Nessuna defezione, siamo tutti monoliticamente» al fianco di Silvio, aggiunge il senatore Giuseppe Esposito.
Sempre per competenza territoriale, interviene anche il deputato Paolo Russo, che si dice «certo che nessuno dei parlamentari eletti in Campania abbia anche soltanto per un momento pensato ad una sciocchezza simile».
Malgrado le difese eccellenti, anche alcuni diretti interessati hanno voluto far sentire la propria voce. «Basta con le illazioni, basta gettare fango», tuonano i senatori «incriminati» Pietro Langella e Vincenzo D’Anna, «restiamo con il Pdl, fedeli fino all’ultimo al presidente Berlusconi».
«In politica si dice che smentire equivale a ribadire una notizia», premette il senatore Riccardo Villari, i cui trascorsi nel Pd alimentano inevitabilmente qualche sospetto, «ma io ho deciso di correre ugualmente il rischio: non faccio parte del fuoco amico».

Infuriato il collega Ciro Falanga (che insieme a Milo non avrebbe partecipato all’ultimo vertice dei senatori del Pdl per il «serrate le file»), il quale annuncia di voler «perseguire legalmente» chi attraverso «queste illazioni», intende «sfregiare» la sua immagine.
C’è infine anche chi si è sentito offeso, o quantomeno mal rappresentato, per essere finito nella lista delle «colombe» piuttosto che tra i fedelissimi berlusconiani indicati come «falchi». Mai come in questi mesi, dice Franco Cardiello, «la mia vicinanza al presidente Berlusconi è stata forte, leale, concreta». Il senatore ammette di essere «favorevole alla prosecuzione del governo Letta», convinto che abbia svolto il proprio compito «in maniera egregia». Ma «se non verranno garantiti i diritti minimi di difesa» al Cavaliere, Cardiello è pronto «a prendere decisioni politicamente conseguenti, in linea con il gruppo Pdl». Colomba? Forse, ma per sciogliere ogni minimo dubbio il senatore preferisce dare vita ad una nuova specie, chiedendo che gli vengano aggiunti «degli artigli tricolori alle zampe».

© Libero