martedì 11 dicembre 2012

Pil e produzione industriale a picco. Ecco l'eredità del governo

Mario Monti ha detto ieri che non accetterà «mistificazioni» sulle «terapie» attuate dal governo nell’ultimo anno. Speriamo non se la prenda troppo con l’Istat, che ieri ha certificato per l’ennesima volta il tracollo dell’economia italiana, che continua a scivolare inesorabilmente verso il baratro. Nel terzo trimestre dell’anno il Pil è diminuito dello 0,2% rispetto al trimestre precedente e del 2,4% sul 2011. Si tratta del quinto trimestre consecutivo in cui si registra un calo congiunturale della crescita (mentre Francia, Germania e Gran Bretagna chiudono tutte col segno più).

L’elenco dei principali indicatori è un vero e proprio bollettino di guerra. Rispetto al trimestre precedente, gli aggregati della domanda interna sono diminuiti «in maniera significativa», rileva l’Istat, con cali dello 0,8% dei consumi finali nazionali e dell’1,4% degli investimenti fissi lordi (una contrazione, quest'ultima, determinata da una flessione del 4% della spesa per mezzi di trasporto, dell’1,4% degli investimenti in costruzioni e dello 0,8% della spesa per macchine, attrezzature e altri prodotti). Dati che secondo Confcommercio certificano il crollo dei consumi e lasciano intravedere ulteriori contrazioni anche per il prossimo anno. «Anche nella ottimistica ipotesi di una stasi nell’ultima parte dell’anno», spiegano dall’ufficio studi, «il 2012 si chiuderà con una flessione in termini reali pari a circa il 4%, molto al di sotto delle già negative previsioni formulate dallo stesso governo. Stante questa situazione, il rischio che nel 2013 il calo dei consumi assuma dimensioni più significative diventa sempre più concreto».

Come se non bastasse, il Centro studi di Confindustria stima a novembre una riduzione della produzione industriale dello 0,6% su ottobre, quando c’è stata una contrazione dell’1,1% su settembre (-6,2% sul 2011). Sale così a -24,8% la distanza dal picco di attività pre-crisi (aprile 2008). E si delinea per il quarto trimestre 2012 «un significativo arretramento»: la variazione acquisita è di -2,0% a novembre, dovuta anche al -0,5% ereditato dal precedente periodo. Sarebbe il sesto consecutivo.  
In questo scenario si inserisce il dato diffuso dall’Istat sull’indice di povertà. Secondo lo studio Reddito e condizioni di vita nel 2011 il 28,4% delle persone residenti era a rischio povertà o esclusione sociale, in crescita di 2,6 punti percentuali rispetto al 2010. Dati che nell’anno in corso, considerato l’andamento dell’economia, non potranno che peggiorare.

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