Duemilaquattordici miliardi di euro. È questa, secondo il bollettino statistico di Bankitalia, la cifra monstre raggiunta ad ottobre dal debito pubblico italiano. Qualcuno parla di soglia psicologica. In effetti, lo sfondamento di quota 2.000 rappresenta un record assoluto, mai raggiunto prima nella storia.
A spaventare veramente, però, al di là del fatto che il debito procapite è passato dai 241 euro del 1970 ai 33.880 di oggi, è la rapidità con cui l’asticella sta salendo. Stando alle stime del governo contenute nella nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza presentata lo scorso settembre, lo scavallamento, calcolando anche i sostegni finanziari ai Paesi dell’Eurozona, sarebbe dovuto avvenire solo alla fine del 2013, con un debito a quota 2.010 miliardi e una percentuale, altrettanto mostruosa, sul pil del 127,1%.
L’anticipo ed anzi il superamento di tale soglia registrato da Bankitalia ad ottobre getta un’ombra inquietante sull’andamento dei conti pubblici. E solleva una serie di dubbi sull’eredità che il governo di Mario Monti lascia agli italiani e al prossimo esecutivo. Anche perché finora non si è vista traccia della valorizzazione e successiva dismissione del patrimonio dello Stato che, stando sempre al Def, avrebbe dovuto abbattere il debito di almeno un punto percentuale all’anno.
Per ora, i dati di Bankitalia parlano di un rosso schizzato in dieci mesi del 3,7%, dai 1.943 miliardi di gennaio ai 2.014 di ottobre, con fardello aggiuntivo di ben 71,2 miliardi di euro (19 in più su settembre). Conto che, secondo i calcoli effettuati dai consumatori, sale a 102,3 miliardi se si considera l’intera durata del governo Monti, dallo scorso novembre. Il tutto malgrado le entrate, grazie alle stangate piovute sulla testa degli italiani, siano continuate a crescere. Ad ottobre, secondo i dati di Via Nazionale, il bottino nelle casse dello Stato ammonta a 29,6 miliardi contro i 22,5 di settembre, mentre nei dieci mesi l’incremento complessivo del gettito fiscale è stato del 2,9%. E i conti tornano ancora di meno se si considera il buon andamento del fabbisogno del settore statale. Ieri il Tesoro ha confermato il dato di ottobre a quota 13,04 miliardi (rispetto a 1,9 miliardi del 2011), che complessivamente portano il disavanzo dei dieci mesi a 58,5 miliardi contro i 60,9 del 2011.
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