venerdì 7 dicembre 2012

Il conto dell’Imu sale a 28 miliardi, ma il peggio deve ancora venire

Il conto è più salato del previsto. Il gettito fiscale complessivo dell’Imu, grazie al giochino degli aumenti comunali delle aliquote che peseranno adesso sul saldo di dicembre, potrebbe arrivare fino a 28,21 miliardi di euro. È questo il bilancio della stangata secondo i calcoli realizzati dalla Confcommercio, che ieri ha messonero su bianco anche un impietoso confronto con la vecchia Ici. Il totale del 2007, quando le tasse si pagavano anche sulla prima casa, non ha raggiunto i 12 miliardi di euro. 

Ancora più basso il dato del 2011, con l’azzeramento del balzello per l’abitazione principale: 9 miliardi di euro. Praticamente, in un anno, il salasso sulla casa è letteralmente triplicato. Il bello è che una cifra così alta non era prevista neanche dal governo, che nel salva Italia aveva inserito una previsione di gettito di 21 miliardi. il guadagno, comunque vadano le cose, ci sarà. Considerato che l’ipotesi minima di gettito è di circa 24,30 miliardi. Come utilizzare questo tesoretto che oscilla dai 3 ai 7 miliardi? Confcommercio un’ideuzza ce l’ha. Anche perché la stangata aggiuntiva farebbe salire la pressione fiscale al 45,2% nel 2012,mentre nel 2013 potrebbe raggiungere la cifra record di 45,8%, che ci farebbe di fatto superare paesi come il Belgio e la Svezia. Senza tener conto del sommerso, che farebbe salire l’asticella addirittura al 55%. 

Perché allora, si chiede Confcommercio, non utilizzare il gettito Imu in più per alimentare il Fondo taglia tasse o per scongiurare definitivamente l’incremento dell’Iva previsto dal 1 luglio 2013 (2,2 miliardi per il 2013, 4,4 a regime 2014). «Sarebbe un’occasione d’oro», ha detto il presidente Carlo Sangalli, «per dare respiro a famiglie e imprese». Il rischio soffocamento, del resto, è dietro l’angolo. Basti pensare, come è emerso ieri dai dati di Confcommercio, che il reddito reale disponibile pro capite nel 2013 scenderà ai livelli del 1985, 28 anni fa. Così come i consumi reali, che torneranno indietro di 15 anni ai livelli del 1997/98. «L’effetto recessivo», ha detto Sangalli, «non risparmierà nemmeno il Natale. Ogni famiglia spenderà per consumi il 13,2% in meno del 2011». 

Una catastrofe? Forse, ma è nulla in confronto a quella che potrebbe verificarsi se andrà in porto la riforma del catasto, che attraverso l’adeguamento delle rendite ai valori di mercato potrebbe moltiplicare per dieci il salasso dell’Imu. Confcommercio ieri ha auspicato che la delega fiscale non finisca in un binario morto, visto che «abbiamo un sistema tributario barocco che va semplificato». Il problema è che all’interno del provvedimento ora all’esame del Senato ci sono anche le linee guida per la revisione degli estimi catastali. La clausola di salvaguardia sull’invarianza di gettito dovrebbe mettere i contribuenti al riparo da brutte sorprese, ma tutti gli esperti insistono nel sostenere che il principio è inattuabile ed è destinato a restare lettera morta. In quel caso, le simulazioni fatte sui nuovi imponibili che potrebbero scaturire dalla riforma, parlano di aumenti fino al 1000%. a quel punto, non resterebbe che l’espatrio.

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