«Non pagate l’Imu». Ad invitare i contribuenti alla disobbedienza fiscale non è, come si potrebbe pensare, un esponente dei Tea Party Italia, che da mesi si battono contro l’imposta voluta dal governo Monti. A guidare la rivolta anti-Imu è la diocesi di Treviso, che a pochi giorni dalla scadenza del balzello ha suggerito alle parrocchie di tenersi i soldi in tasca.
Oggetto della protesta è il pasticcio combinato dal governo sulle scuole paritarie, che con il decreto 200 del 19 novembre del ministero dell’Economia ha stabilito i criteri per individuare le attività non commerciale, tra cui le rette scolastiche «tali da coprire solamente una frazione (non meglio precisata, ndr) del costo effettivo del servizio, prevedendo, però, che l’esenzione dal pagamento dell’Imu scatti solo a partire dal 2013. Lo stesso ministero il 3 dicembre ha emanato un regolamento interpretativo per chiarire il senso della norma, ma la sostanza è cambiata poco: il principio di proporzionalità per cui si paga la tassa solo in funzione dello spazio dedicato all’attività che è economicamente redditizia è rinviato al 2013.
Il risultato è che le scuole che rientrano nei parametri previsti dal governo, pur essendo per legge fuori dal perimetro dell’imposta, il 17 dicembre dovrebbero versare comunque per intero (al momento dell’acconto le regole non c’erano) la somma relativa all’Imu dell’anno in corso. La cosa ha fatto andare su tutte le furie più di un prelato, finché monsignor Mauro Motterlini, direttore dell’Ufficio amministrativo della diocesi di Treviso, ha rotto gli indugi ed è andato dritto al sodo. «I regolamenti e le circolari non fanno piena chiarezza», ha detto Motterlini in un articolo apparso sulla Vita del Polo, settimanale della diocesi, «e nella totale confusione invitiamo le parrocchie a non versare niente sulle scuole paritarie entro il 17 dicembre e a non predisporre nessun regolamento entro fine anno». Se non bisogna pagare l’Imu per il 2013, è il ragionamento, «perché dovremmo pagarla per il 2012?».
Mentre la Chiesa guida la rivolta anti-Imu, al Senato sono stati presentati gli emendamenti per la redistribuzione del gettito con gli enti locali. Meno della metà (7,6 miliardi) degli oltre 16 miliardi derivanti dall’Imu nel biennio 2013-2014, della fetta spettante finora allo Stato, finirà ai comuni. Il gettito derivante dai capannoni industriali resterà invece nelle casse dell’erario.
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