domenica 30 dicembre 2012

Il fisco ci spia 128 volte

C’è Demetra e Falstaff, Sinfonia e Magister, Sistan e Taric. Nomi suggestivi, ma la mitologia non c’entra. Si tratta della miriade di banche dati che costituisce il Sistema informativo della fiscalità gestito dalla Sogei. Un’architettura complessa, che rappresenta il nucleo centrale dell’anagrafe tributaria, ovvero il cuore del Grande fratello fiscale.

Da alcuni mesi si parla con preoccupazione dell’avvio della comunicazione periodica al fisco (il primo invio di dati è previsto per aprile) da parte delle banche di tutte le movimentazioni contabili relative a conti correnti e rapporti finanziari. In realtà, lo scambio di informazioni tra istituti di credito e Agenzia delle entrate non è che la punta dell’iceberg di un sistema di controllo dei contribuenti esteso e ramificato fino all’inverosimile.
L’elenco sterminato degli archivi gestiti dalle agenzie fiscali è contenuto nel documento conclusivo di un’indagine conoscitiva della Commissione bicamerale di vigilanza sull’anagrafe tributaria approvato all’unanimità lo scorso 20 dicembre. Prendendo in considerazione solo le banche dati che fanno capo alle strutture organizzative dell’amministrazione finanziaria (Entrate, demanio, territorio, Dogane, Monopoli, Scuola superiore Economia e Finanze, Equitalia, Dipartimento delle Finanze, Guardia di Finanza), escludendo dunque quelle gestite dal ministero dell’Interno, dall’Inps, dalla motorizzazione, oppure dagli enti locali, l’organismo guidato dal deputato del Pdl, Maurizio Leo, ha contato ben 128 archivi. Si va da quelli che monitorizzano la proprietà degli immobili o dei veicoli, a quelli che riguardano l’analisi dei redditi, il pagamento delle imposte, il trasferimento di beni e risorse all’estero, le successioni, i monte premi delle lotterie e i flussi delle giocate.

Il monitoraggio effettuato complessivamente dai vari archivi è pressoché totale. Al punto che la commissione di vigilanza ritiene che «le banche dati di cui l’amministrazione finanziaria oggi dispone siano già sufficienti e che in futuro non dovrebbero essere più previste nuove trasmissioni di dati verso il sistema dell’anagrafe tributaria».
Il problema, sottolinea l’organismo parlamentare, è che i 128 occhi puntati sui contribuenti non parlano fra di loro. Con il risultato che la mole di dati in mano al fisco non sembra servire né a rendere più efficace il contrasto all’evasione né «a garantire un processo di miglioramento e di evoluzione continua della qualità dei servizi da erogare», che secondo la commissione dovrebbe essere una delle finalità principali del Sistema informativo fiscale. Sul primo versante il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Attilio Befera, sembra intenzionato a premere sull’acceleratore attraverso una maggiore integrazione tra le banche dati e il supercervellone anti-evasori Serpico, con obiettivi, però, che lasciano qualche perplessità. Come quello relativo ad «un progetto per assegnare un punteggio di rischio per ogni contribuente, così da rafforzare gli attuali strumenti di analisi e di selezione dei contribuenti sulla base di specifici parametri e fornire ad ogni parametro un punteggio di rischio di evasione». In pratica, come si rischia di fare col redditometro, c’è il tentativo di individuare i presunti evasori attraverso coefficienti e algoritmi astratti piuttosto che sull’analisi di dati e riscontri reali. Tanto poi spetta al contribuente dimostrare che il fisco è caduto in errore. Sui servizi ai cittadini, invece, poco o nulla si muove. La capacità di utilizzare efficacemente le informazioni, scrive ad esempio la Commissione, potrebbe servire a ridurre gli adempimenti: «Se a seguito di un accertamento svolto dall’Agenzia del Territorio varia la rendita catastale di un immobile, il sistema dovrebbe automaticamente ricalcolare l’Imu dovuta e inviare al cittadino la relativa comunicazione». Un sogno, malgrado i proclami del governo. La direttiva del ministro dell’Economia del 2008 «per il potenziamento della gestione integrata delle banche dati della fiscalità» è infatti ancora in attesa di un decreto attuativo.


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