domenica 9 dicembre 2012

Imu, Iva, accise: mazzata alle famiglie con figli

Imu, crescita di Iva, accise sui carburanti e addizionale Irpef regionale. Il conto dei balzelli introdotti dal governo Monti è salato. L'elenco di nuove tasse o, semplicemente, di aliquote più care piovute negli ultimi 12 mesi ha fatto crescere sensibilmente il peso complessivo sulle famiglie, con aggravi che nel 2012 potranno raggiungere i 726 euro.

Per la Cgia di Mestre si tratta di una stangata che rischia di mettere in ginocchio i contribuenti, a partire da quel ceto medio che i Professori al governo hanno sempre detto di non voler penalizzare. Le simulazioni fatte dagli artigiani del Veneto sono state fatte calcolando l'aggravio fiscale che i nuovi provvedimenti avranno sui bilanci di 3 diverse tipologie familiari: giovane senza familiari a carico; coppia con un figlio e coppia con due figli.
Un giovane operaio senza familiari a carico nel 2012, con un reddito poco inferiore ai 20mila euro e con una casa di 60 metri quadri, ha un aumento del prelievo fiscale di 405 euro. Pesanti, in questo caso, sono gli aumenti dovuti all'impennata di accise e Iva sui carburanti (+199) e all'Imu sulla prima casa (+120). Nel 2013 la maggiore tassazione sul 2012 sarà di 55 euro e calerà a 16 euro nel 2014. Alla fine del triennio, rispetto al 2011, pagherà +477 euro.

Va peggio alla coppia con figli: impiegato direttivo (50mila reddito annuo), moglie casalinga e due figli che vivono in una casa di 115 metri quadrati. Nel 2012 il carico fiscale aggiuntivo sarà di ben 726 euro (305 di Imu e 199 di maggiori spese per il carburante le voci più significative), mentre nel 2013, per effetto dell'aumento delle detrazioni Irpef per i figli a carico, non ci sarà aggravio fiscale. Nel 2013, rispetto al 2012, risparmieranno 61 euro. Nel 2014, però, pagheranno +146 euro rispetto il 2013. Gli effetti fiscali delle manovre costeranno a regime +812 euro di tasse.
Salato anche il conto per la coppia con un solo figlio: impiegato (reddito annuo 22.000 euro), moglie che lavora come commessa (19.000 annui) e con un figlio in una casa da 115 metri quadri. Per il 2011 avranno un aumento fiscale di 640 euro (carburanti e Imu le voci di spesa più notevoli), mentre nel 2013 registreranno un lieve calo (11 euro) rispetto a quanto versato nel 2012. Nel 2014 l'aggravio fiscale sarà sui 93 euro. Nel 2014 l'aumento della tassazione peserà sul bilancio per 722 euro.

Chi più chi meno, comunque, tutti saranno bastonati. Con conseguenze catastrofiche non solo per le tasche dei contribuenti, ma per l'intero Paese. «Se si continua ad agire solo sulla leva fiscale», ha detto il segretario della Cgia, Giuseppe Bortolussi, «siamo destinati ad avvitarci in una crisi dalla quale difficilmente riusciremo ad uscirne in tempi brevi. Le famiglie, per far fronte alle scadenze fiscali sempre più pesanti, non spendono più e i consumi sono scesi ai minimi storici».
Drammatico l'effetto sulle imprese, soprattutto quelle più piccole. «Questa situazione», ha denunciato Bortolussi, «sta spingendo verso la chiusura centinaia e centinaia di migliaia di commercianti ed artigiani che si trovano gli scaffali pieni di merci e di prodotti, ma senza nessuno che entri nei loro negozi». Solo lasciando più soldi in tasca a lavoratori dipendenti e pensionati - conclude - abbiamo forse la possibilità di invertire questa tendenza».

E l'esasperazione dei commercianti emerge dall'intenzione, che stanno valutando le associazioni territoriali in molte regioni italiane, di fare ricorso contro l'Imu. A fare da apripista è la Confcommercio di Perugia, che sta verificando la possibilità di impugnare l'applicazione dell'aliquota massima applicata da moltissimi Comuni per ottenere almeno il pagamento dell'aliquota base. «La mazzata Imu», dice il presidente Giorgio Mencarini, «colpisce le imprese commerciali e turistiche umbre già in una situazione drammatica e non possiamo lasciare nulla di intentato».
L'appiglio legale ruota intorno alla possibilità di considerare l'immobile utilizzato per l'attività commerciale un bene strumentale, come la prima casa per un cittadino. A riconoscerlo è un parere dell'Ifel, Istituto per la Finanza e le Economie locali, secondo cui i Comuni avrebbero dovuto applicare a negozi, bar, alberghi, ristoranti l'aliquota ordinaria dello lo 0,76%, con la sola possibilità di applicare riduzioni, e non maggiorazioni.

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