giovedì 26 aprile 2012

Achtung Merkel: il bund non tira più

Nulla di cui preoccuparsi troppo. Ma la giostra impazzita dei debiti sovrani europei, di tanto in tanto, qualche problema lo crea anche all'inflessibile Angela Merkel. Ieri l'asta dei Bund a trent'anni è di nuovo tecnicamente fallita. A fronte di un obiettivo di raccolta di 3 miliardi di euro, la Bundesbank ha ricevuto offerte per soli 2,74 miliardi e ne ha accettate per soli 2,40 miliardi. Nel secondo semestre del 2011 la mancata copertura dei titoli trentennali si era già verificata quattro volte.

Il problema è opposto al nostro: rendimenti troppo bassi. Ma i due fenomeni non sono così scollegati come potrebbe sembrare a prima vista. L'esito dell'asta di ieri è infatti dovuto in parte al tentativo di Berlino di tenere i tassi forzatamente al di sotto dei già bassissimi livelli fisiologici. A fronte di una richiesta di mercato molto limitata, pari solo a 1,1 volte la somma offerta, la Banca centrale tedesca ha messo sul piatto rendimenti al di sotto del 2,5% (il tasso medio finale si è attestato al minimo storico del 2,41%), trasformando quindi titoli considerati bene rifugio in strumenti che non proteggono neanche il denaro dal costo dell'inflazione. Inevitabile, a queste condizioni, la fuga degli investitori. Resta solo da capire fino a che punto Berlino potrà permettersi di far acquistare l'invenduto dalla Bundesbank, senza contraccolpi sul rifinanziamento del debito e sui mercati.

Per ora, la Germania sembra riuscire a tenere la barra dritta. Ma la Merkel non vuole avere sorprese. Per questo, nonostante alcuni segnali di miglioramento dell'economia nelle ultime settimane, il governo ha mantenuto invariate le previsione di crescita allo 0,7% nel 2012 e all'1,6 per il prossimo anno. Presentando i dati il ministro dell'Economia, Philipp Roesler, ha espresso «cautela, anche se l'economia tedesca resta ben posizionata». Ben altri sono i problemi che deve affrontare l'Italia, con lo spread che continua a veleggiare su livelli proibitivi. Anche, ieri, malgrado una leggera flessione, il differenziale tra Btp e Bund ha chiuso a 390 punti, solo 8 in meno rispetto all'apertura. E oggi il Tesoro offrirà in asta 8,5 miliardi di Bot a 6 mesi, a fronte di scadenze per 9,35 miliardi. Il passaggio non dovrebbe creare troppi problemi, considerata la tipologia a breve termine dell'emissione, ma una rialzo dei rendimenti, come è successo martedì con Ctz e Btp, potrebbe offrire segnali poco incoraggianti.

Notizie poco positive arrivano anche dall'Olanda, che in ogni caso non sembra ancora candidata a diventare l'ennesimo focolaio della crisi europea. Martedì la prima asta dopo la crisi di governo si è conclusa senza grandi scossoni, ma ieri Fitch ha fatto sapere che il Paese non riuscirà a centrare l'obiettivo di un deficit-Pil al 3% quest'anno. L'agenzia di rating prevede per il 2012 un rapporto al 4,5%, sottolineando però che ciò «non è incoerente» con la tripla A di cui attualmente gode l'Olanda.
Sicuramente più complicata la situazione della Gran Bretagna, che ieri ha confermato la contrazione del Pil nel primo trimestre 2012 dello 0,2%. Una flessione che segue quella dello 0,3% dell'ultimo trimestre 2011 e fa entrare ufficialmente Londra in una recessione tecnica che non si vedeva dagli anni Settanta. Anche qui i riflettori sono tutti puntati sulle misure di austerity messe in campo dal governo Cameron che starebbero soffocando l'economia.

Complessivamente, però, i mercati del Vecchio continente non sembrano aver perso l'ottimismo. Dopo il lunedì nero, l'Europa ieri ha provato a rialzarsi, con performance positive in quasi tutte le piazze finanziarie. La maglia rosa, dopo tanti scivoloni, è stata conquistata da Piazza Affari, che ha chiuso in progresso del 2,91%, trascinata dalle banche e da un deciso rimbalzo di Finmeccanica. Bene anche le Borse di Parigi (+2,02%), Francoforte (+1,73%), Amsterdam (+1,09%), Lisbona (+1,02%) e Madrid (+1,70%). Londra, dopo l'entrata in recessione, si è fermata ad un +0,16%. Uno sprint dovuto anche alle attese per i dati sull'economia americana della Fed, che, però, ha deluso le aspettative. In serata la banca centrale Usa ha lasciato i tassi invariati allo 0,25%, annunciando che resteranno tali fino al 2014. Malgrado una «moderata» ripresa, hanno spiegato gli esperti della Federal reserve, le persistenti tensioni sui mercati finanziari continuano a rappresentare «notevoli rischi al ribasso» per le prospettive dell'economia.

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