C’è chi giura che non sarà mai applicata e chi si difende spiegando che c’era già. Sta di fatto che nelle pieghe del decreto sulle semplificazioni fiscali il governo Monti, con lo zampino del Parlamento, ha inserito un’altra bella stangata sulla casa. In gergo tecnico si chiama tassa di scopo (come se le altre le pagassimo per fare beneficenza), ma altro non è che una sorta di Imu-bis, visto che colpirà tutte le abitazioni, prima casa compresa, con lo stesso meccanismo della nuova imposta municipale.
Il balzello non è stato partorito dalla testa dei Monti boys. Il merito spetta all’ex premier Romano Prodi, che la introdusse nella Finanziaria per il 2007. Con la legge 296 del 2006 i Comuni hanno la possibilità di istituire «un’imposta di scopo destinata esclusivamente alla parziale copertura delle spese per la realizzazione di opere pubbliche» come parcheggi, strade, parchi, attività culturali o il restauro di beni artistici. La tassa era determinata applicando alla base imponibile dell’Ici un’aliquota massima dello 0,5 per mille, non poteva coprire più del 30% delle spese per l’opera da finanziare e poteva avere una durata massima di 5 anni. Troppo poco, deve aver pensato qualcuno. Così, con il decreto legislativo sul federalismo fiscale municipale del 2011 gli anni sono saliti a 10, il perimetro delle opere finanziabili si è allargato ulteriormente e la copertura delle spese e passata dal 30 al 100%. Accanto alla maggiore appetibilità, però, il decreto sul federalismo vincolava l’applicazione della norma ad un regolamento statale (Dpr) da emanarsi entro il 31 ottobre 2011. Regolamento che, fortunatamente, non è mai arrivato.
I sindaci sono così rimasti a bocca asciutta. Fino a qualche giorno fa, quando governo e partiti, visto lo scarso ricorso finora fatto alla leva fiscale, hanno pensato bene di sbloccare anche questo balzello, inserendo nel Semplifica-Italia un bell’emendamento che lascia praticamente carta bianca ai Comuni. Con il nuovo testo (introdotto al Senato e ulteriormente modificato alla Camera su proposta di Elvira Savino, Pdl) per far scattare l’imposta di scopo ai sindaci non servirà più un Dpr, sarà sufficiente un semplice regolamento comunale. Non solo. La tassa si applicherà in base alla normativa vigente, ovvero sarà allineata alla nuova Imu. Questo significa che la stangata fino al 5 per mille sarà calcolata sulla rendita catastale rivalutata del 60% dal Salva-Italia di Monti e si abbatterà su tutti gli immobili, comprese le prime case in precedenza escluse grazie all’esenzione Ici varata dal governo Berlusconi.
La norma, chiaramente, non prevede alcun automatismo. Ma è difficile pensare che i comuni alle strette con i bilanci non si lascino tentare dalla possibilità offerta dal governo Monti. Magari non subito, visto il clamore suscitato dalla nuova tassa, ma solo quando le acque si saranno calmate.
Gli effetti sarebbero devastanti. Per un trilocale non di lusso con una rendita intorno agli 800 euro, oltre ai 338 euro (se prima casa e se il comune ha applicato l’aliquota base del 4 per mille) o ai 1.021 euro (se seconda casa sempre con aliquota base del 7,6 per mille), il contribuente si vedrebbe piombare sulla testa altri 672 euro di tasse, senza detrazioni e senza distinzioni di sorta. Moltiplicando il balzello per i dieci anni previsti dall’imposta di scopo si tratta della modica cifra di 6.720 euro.
Ad occhio sembra un bagno di sangue. Ma il governo non si scompone. «Un’Imu bis non è nella mente del governo», dice il premier Mario Monti giocando sul fatto che la tassa non l’ha inventata lui. Sulla stessa linea il relatore del dl alla Camera, Gianfranco Conte (Pdl), che parla di semplice «riallineamento» di un’imposta esistente e passa la palla ai comuni: «Se vogliono possono meglio qualificare la spesa». A rendere più difficile per gli enti locali far tornare i conti ci ha pensato un altro emendamento al dl fiscale. La norma prevede che gli incassi dei comuni che arrivano dall’accertamento delle multe verranno ridotti del 90% annuo (anzichè del 30%) in caso di mancato invio della documentazione al ministero delle Infrastrutture.
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