sabato 7 aprile 2012

Ma sul mattone banche, fondi e Chiesa hanno gli sconti

Se proprio volevano colpire ancora le case, la scelta non mancava davvero. Per recuperare 365 milioni di euro necessari a finanziare una quota dei costi previsti dalla riforma del lavoro e degli ammortizzatori sociali il governo dei professori ha deciso di aumentare il peso della tassazione sui redditi di affitto del 10%.

La scusa è che non si tratta di un effettivo inasprimento fiscale, ma del taglio di una agevolazione, poiché è stato abbassata dal 15 al 5% la detrazione ai fini Irpef. Ebbene, se proprio si voleva restare nel campo degli sconti fiscali, l’elenco di beneficiati è assai lungo. In prima fila ci sono tutti quelli che, per un motivo o per l’altro, non pagano l’Imu. La Chiesa, ad esempio, non la paga per nessun fabbricato detinato al culto, comprese le pertinenze. Il perimetro effettivo dell’esenzione varia da Regione a Regione e i contenziosi con le commissioni tributarie si sprecano, ma lo sconto resta. Così come resta quello per partiti e movimenti politici e, in alcuni casi, anche per le fondazioni.

Esentati dalla stangata sull’Imu è anche tutto il settore del no profit, gli enti non commerciali, le Onlus e qualsiasi cosa possa rientrare nella definizione di associazione per la promozione sociale. Certo, si dirà, vuoi far pagare le tasse all’Arci, alla Comunità di Sant’Egidio o a Legambiente? Giusto, ma far pagare qualcosa, ad esempio, ai fondi di investimento e alle banche sarebbe così scandaloso? Eppure, basta sfogliare il rapportone di Vieri Ceriani sulle agevolazioni fiscali per vedere che, restando proprio nel campo dei redditi da locazione, di grasso da tagliare ce n’era in abbondanza. Ci sono 481 milioni, si legge, che riguardano l’imposta sostitutiva al 20% per le plusvalenze realizzate al conferimento degli immobili in Societa di investimenti immobiliari quotate (Siiq) e fondi immobiliari, le cui entrate sono dovute principalmente ai canoni di affitto degli immobili.

Altri 26 milioni sono sempre relativi all’imposta di ingresso nel regime Siiq, mentre 5 milioni derivano dall’esenzione, sempre per le Siiq, dall’Ires e dall’Irap. Dieci milioni, invece, è il costo per lo Stato della riduzione del 50% delle imposte ipotecarie e catastali sempre per i fondi. L’elenco è lungo e articolato. E in Europa, principalmente in Francia, il dibattito sul taglio dei regimi agevolati per queste tipologie di fondi, che dovrebbero servire a combattere la speculazione immobiliare, ma che alla fine sono solo altri giocattolini in mano a banche ed sgr, è molto acceso. Possibile che a Monti, che è sempre in viaggio, non gliene sia giunta l’eco?

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