Il 16 sarà il giorno fatidico. In base agli emendamenti al decreto fiscale approvati ieri nella commissione Finanze della Camera la nuova tassa municipale unica dovrà essere versata agli enti locali il 16 giugno, il 16 settembre e il 16 dicembre. In realtà anche qui il governo tecnico è riuscito a fare un piccolo pasticcio: in tutti e tre i casi la scadenza slitta o viene anticipata perchè il giorno cade o di sabato o di domenica. Divertenti (si fa per dire) quisquiglie. Resta il fatto che la norma vale solo sull'abitazione principale e sulle pertinenze, mentre le la seconda casa restano due rate, acconto a giugno e saldo a dicembre. In questo modo a settembre i proprietari di prima casa avranno pagato il 66% del dovuto, mentre gli altri solo il 50%, anche se tutto a giugno.
Novità in vista per i coniugi separati o divorziati: a pagare la nuova imposta sulla casa sarà chi ci abita. Ai fini dell'Imu vale dunque il «diritto di abitazione». Vengono poi messi paletti per evitare abusi sulla prima casa: l'aliquota agevolata e la detrazione si applica per l'immobile dove abita tutto il nucleo familiare, a prescindere dalla residenza dei singoli componenti, e sarà possibile solo un'agevolazione a famiglia. Vengono alleggerite le tasse sulle dimore storiche e restano invece fuori da ogni tassazione quelle distrutte dopo il terremoto del 2009 in Abruzzo. Nessun cambiamento, invece, per i disabili che trasferiscono la loro residenza in istituti di cura. Infuriato il Carroccio. «È semplicemente vergognoso che il governo e la sua maggioranza abbiano bocciato gli emendamenti della Lega Nord, facendo così pagare l'Imu ai disabili che si trovano costretti a vivere in strutture preposte alla loro cura», denunciano i vice capogruppo leghisti alla Camera, Alessandro Montagnoli e Maurizio Fugatti.
Poco soddisfatti delle modifiche parlamentari i commercialisti italiani, che avrebbero preferito interventi per ridurre se non il peso dell'imposta almeno quello del suo impatto in termini di burocrazia. L'unica novità su questo fronte è che il pagamento dell'Imu, secondo quanto prevede un emendamento del relatore Gianfranco Conte (Pdl), potrà essere effettuato anche attraverso il bollettino postale e non solo con l'F24. «Tre rate o due rate, quello che è certo è che con l'Imu si sta ormai rasentando il ridicolo», tuona il presidente dei commercialisti Claudio Siciliotti, spiegando che, «in molti Paesi europei, per imposte simili all'Imu, mandano bollettini precompilati, lasciando ai contribuenti e ai loro professionisti un rapido compito di verifica della correttezza degli importi». Tutt'altra la musica in Italia, «dove siamo arrivati a costruire una imposta per la quale il contribuente non deve soltanto procedere ai conteggi totali, ma deve pure provvedere lui a conteggiare anche quanto va allo Stato e quanto ai comuni». Una vera beffa, «se si pensa che questo accade in parallelo a proclami e decreti di semplificazione fiscale».
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