mercoledì 18 aprile 2012

Altro cambio: ormai l'Imu è un rompicapo

Tre, ma anche due. Non si arresta l'ingarbuglio sulla nuova imposta municipale unica. L'ultima novità arrivata ieri dagli emendamenti al decreto fiscale approvati in commissione Finanze della Camera riguarda l'ennesima modifica delle modalità di pagamento della tassa. Per la prima casa, secondo quanto disposto dal testo proposto da Gianluca Galletti dell'Udc, il contribuente potrà scegliere tra due o tre rate. Entro il 16 giugno, scadenza della prima rata, bisognerà decidere se pagare il 33%, e avere altre due rate (a settembre e dicembre), oppure pagare il 50% e avere una seconda e ultima rata a dicembre (dall'importo ignoto, considerate le possibili modifiche comunali e governative alle aliquote). Fin qui le prime case. Per gli altri immobili resta la strada delle due rate, a giugno e dicembre. Oltre al modello telematico F24 si potrà usare il vecchio bollettino postale, ma solo dal primo dicembre.

Per il resto, nel corso del passaggio alla Camera, se non a cambiare la sostanza della stangata, si è almeno riusciti a smussare qualche angolo. È stata, ad esempio, cancellata la quota Imu destinata allo Stato sugli alloggi Ater (gli ex Iacp): una decisione maturata in commissione Finanze e Tesoro del Senato ed ora all'attenzione della Camera dei deputati, che porta l'aliquota per le case popolari allo 0,38% (salvo determinazioni in più o in meno dei Comuni) rispetto allo 0,76%. Buone notizie anche per gli anziani. Un emendamento stabilisce che i Comuni «possono considerare abitazione principale l'unità immobiliare posseduta a titolo di proprietà o di usufrutto ad anziani o disabili che acquisiscono la residenza in istituti di ricovero o sanitari a seguito di ricovero permanente». L'agevolazione potrà essere assegnata a condizione che la casa «non risulti locata, nonché l'unità immobiliare posseduta dai cittadini italiani non residenti nel territorio dello Stato a titolo di proprietà o usufrutto in Italia». Per questi immobili, inoltre, non sarà applicata la parte di prelievo che lo Stato applica sulle seconde case.

È sempre affidata ai Comuni la possibilità di alleggerire la tassa per gli italiani all'estero. Gli enti locali, si legge in un emendamento del relatore al dl, Gianfranco Conte, approvato in commissione, potranno agevolare, come una abitazione principale, la casa «posseduta da cittadini italiani non residenti nel territorio dello Stato, a titolo di proprietà o di usufrutto in Italia, a condizione che non risulti locata»
Numerose, anche se non troppo clamorose, le novità che riguardano l'agricoltura. Nella legge di conversione del decreto, si legge in una nota del ministro delle Politiche agricole, Mario Catania, «vengono esentati dall'imposta i fabbricati rurali ad uso strumentale ubicati nei Comuni montani o parzialmente montani e viene introdotta una franchigia (fino a 6mila euro di valore) ed una riduzione d'imposta (fino a 32mila euro di valore)». Viene inoltre ridotto al 30% il pagamento dell'acconto Imu per i fabbricati rurali.

Per fare fronte al pacchetto di agevolazioni, assai magro rispetto ai 9 miliardi di gettito stimato dal governo con le nuove imposte, sono previsti tagli ai ministeri per 280 milioni, insieme a riduzioni di spesa di Inps e Inail per 60 milioni. Altri 11 milioni saranno recuperati dai Monopoli di Stato. Con un emendamento approvato sempre ieri dalla commissione Finanze della Camera si rinuncia a ridurre i trasferimenti al fondo di riequilibrio per la sperimentazione dell'Imu, (pari a 251 milioni per quest'anno) che vengono sostituiti con le riduzioni a dicasteri e istituti. Secondo quanto prevede il testo 280 milioni di tagli lineari sono previsti per quest'anno mentre a partire dal 2013 saranno pari a 180 milioni. Poca roba rispetto alla mazzata su famiglie e imprese. «Da giugno sulle imprese italiane si abbatterà un aumento di pressione fiscale insostenibile. Con la nuova Imu sugli immobili produttivi, hanno ad esempio calcolato Confartigianato, Cna e Casartigiani, «l'incremento della tassazione passerebbe dai circa 4,5 miliardi della vecchia Ici a circa 7,5 miliardi (con oltre il 60% di incremento) se i Comuni applicheranno l'aliquota base del 7,6 per mille, per arrivare a oltre 10,5 miliardi circa se l'aliquota base sarà aumentata, come è facoltà dei Comuni, sino al 10,6 per mille».

Ma a turbare i sonni dei proprietari di casa non c'è solo l'Imu. Ieri il Cdm ha infatti varato la legge delega fiscale con l'annunciata riforma del catasto. Sulla carta tutto è finalizzato ad una maggiore equità. Nella realtà, avvicinare le singole rendite catastali ai valori effettivi di mercato, malgrado la promessa del governo di abbassare proporzionalmente le aliquote, non potrà non comportare aumenti a pioggia del carico fiscale per i contribuenti. Sulla questione è tornato ieri anche Vittorio Grilli. «L'obiettivo della revisione del catasto», ha spiega, «non è quello di aumentare le entrate dall'Imu». Bene. Subito dopo, però, il viceministro dell'Economia ha aggiunto che solo «l'entrata complessiva sarà immutata. In alcuni casi ci saranno riduzioni, in altri aumenti». A restare invariata, ha insomma ammesso Grilli, «sarà la media». Concetto che abbiamo imparato a temere dai tempi di Trilussa.
Caustico il presidente di Confedilizia, Corrado Sforza Fogliani: «Più imposte sugli affitti, più imposte sulle case, catasto patrimoniale rigorosamente aggiornabile. Una forsennata guerra all'investimento immobiliare, ispirata non dai mercati, ma da una concezione vetero anti-capitalista, anche se sostenuta persino da forze che si dicono liberali. Oramai, a noi proprietari di casa ci manca solo che ci fucilino…».

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