giovedì 4 marzo 2010

Tiraboschi promuove l'arbitrato: «I lavoratori sono più tutelati»

«Polemiche inutili. Un modo pericoloso di ragionare. Un linguaggio che serve solo a creare un clima di scontro». Non usa mezzi termini Michele Tiraboschi, che la legge finita sotto accusa per il presunto attacco all’art. 18 l’ ha studiata fin nei minimi dettagli. E la promuove a pieni voti. Forse non piacerà a chi in questi giorni sta tentando di separare il provvedimento dalle idee del giuslavorista ucciso dalle Br, ma Tiraboschi oltre che docente di Diritto del Lavoro è anche direttore scientifico della Fondazione Marco Biagi presso l’università di Modena e Reggio Emilia.


Perché tanta preoccupazione, professore?

Ho difficoltà a capire. Soprattutto trovo sorprendenti gli appelli politici provenienti da alcuni colleghi che fino a pochi mesi fa sponsorizzavano e sostenevano l’importanza degli arbitrati nei contenziosi tra lavoratori e imprese.

Sta dicendo che gli allarmi sull’aggiramento dell’articolo 18 sono pretestuosi?

Intanto bisogna dire che si sta guardando la pagliuzza in un provvedimento profondamente importante e innovativo che interviene su moltissimi aspetti come l’apprendistato, il lavoro delle donne, gli ammortizzatori sociali e i lavori usuranti. Al suo interno ci sono inoltre strumenti essenziali per riattivare il mercato del lavoro.

Ma sulla pagliuzza le critiche sono fondate o no?

Sull’aspetto degli arbitrati, la legge introduce maggiore effettività e più tutele per i lavoratori e maggiori certezze per le imprese. Fa in modo che ci sia più trasparenza ed equità nei contratti e un contatto più diretto tra dipendente e datore di lavoro.

La Cgil dice che si impedisce al lavoratore di seguire le vie legali in caso di licenziamento senza giusta causa...

La realtà è che la norma è strutturata in maniera tale da restare lettera morta senza che ci sia il consenso delle parti ad ogni livello. In primo luogo per diventare operativa la legge prevede che imprese e sindacati stabiliscano il perimetro dell’applicazione all’interno dei contratti collettivi nazionali. In altre parole, per quali contenziosi sarà possibile scegliere la strada dell’arbitrato in alternativa a quella del tribunale. Anche in questo caso, poi, la clausola resterà volontaria. Ogni lavoratore potrà decidere se inserire nel contratto individuale la possibilità di ricorrere ad un arbitro per dirimere il contenzioso e la volontà verrà vagliata da apposite commissioni che certificheranno la scelta evitando il rischio di intromissioni o pressioni da parte dell’azienda.

Non c’è il rischio che l’arbitrato sia meno efficace del giudice?

Al contrario. Gli arbitri, che saranno scelti nel mondo accademico, in quello delle associazioni, delle rappresentanze territoriali e sindacali, negli enti bilaterali, avranno una conoscenza molto più diretta e approfondita delle tematiche relative al mondo del lavoro e soprattutto arriveranno ad una composizione del contenzioso in tempi enormemente più brevi di quelli della giustizia civile, che per giungere ad una sentenza definitiva può impiegare anche 8 anni. L’arbitrato, come del resto avviene da tempo in tutti i Paesi moderni, è l’unico strumento in grado di garantire la certezza del diritto nell’interesse reciproco delle parti.
 
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