Gli ex risparmiatori di Alitalia non mollano. Martedì prossimo al Tribunale di Roma si svolgerà l’udienza della causa civile e collettiva contro gli ex amministratori della compagnia di bandiera nel periodo che va dal 2000 al 2008. All’iniziativa, promossa da Consumatori associati, hanno aderito centinaia di piccoli azionisti e obbligazionisti della società che hanno rifiutato l’offerta del Tesoro. Nei dettagli, con il decreto anticrisi dello scorso anno il governo ha previsto un rimborso di 0,26 euro per ogni obbligazione (il 70,97% del valore nominale) e di 0,27 euro per ogni azione (il 50%). Risarcimento che non si tradurrà, però, in denaro contante ma in titoli di Stato di nuova emissione, senza cedola, con scadenza 31 dicembre 2012 e taglio minimo unitario di 1.000 euro.
Non solo, le assegnazioni di titoli pubblici non potranno superare i 100mila euro per ogni obbligazionista e i 50mila euro per azionista. Il che significa che resteranno a bocca asciutta tutte le sgr e le società di gestione dei fondi, che hanno in pancia ben più delle cifre stabilite dal Tesoro. Tanto è vero che complessivamente il governo ha stanziato circa 330 milioni di euro rispetto ai 270 milioni rappresentati dalle sole obbligazioni in mano ai risparmiatori (gli altri 445 milioni erano in possesso di Via XX Settembre) e ai 600 milioni di azioni detenuti da 40mila piccoli azionisti al momento della sospensione del titoli a Piazza Affari avvenuta nel giugno 2008.
Il termine per presentare le richieste è scaduto il 31 agosto 2009, ma i titoli di Stato verranno trasferiti soltanto a dicembre di quest’anno. Solo allora sarà possibile quantificare il livello di adesione. Stando a quanto sostiene Ernesto Fiorillo, presidente nazionale di Consumatori Associati, sarebbero moltissimi coloro che «ritengono i rimborsi del governo esigui e per nulla adeguati alle somme, spesso anche ingenti, che hanno perso gli azionisti e gli obbligazionisti per la cattiva gestione degli amministratori di Alitalia».
Nel mirino dei consumatori ci sono principalmente i super stipendi degli ex vertici. Come i 6 milioni di euro intascati da Giancarlo Cimoli tra il 2004 e l’inizio del 2007. Tra l’altro è stato sempre Cimoli nel 2005 ad allungare la vita dei cosiddetti Mengozzi bond, che in origine avevano rendimento lordo annuo del 2,9% e scadenza 22 luglio 2007 e poi 22 luglio 2010, con l’innalzamento del tasso d’interesse al 7,5%. L’azionista, ovvero il governo, si è invece messo al riparo da qualsiasi azione di responsabilità stabilendo per legge (sempre nel decreto anticrisi) che il ministero non può mai essere considerato come un imprenditore e non esercita direttamente alcuna forma di impresa.
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