sabato 6 marzo 2010

Livio Ferruzzi: «Ve lo garantisco, mangiate già Ogm»

«Quando racconto agli agricoltori in Sudamerica o negli Stati Uniti che l’Italia vuole combattere i prodotti ogm mi prendono per matto». A parlare è Livio Ferruzzi, che con i Ferruzzi ha in comune non tanto il cognome (non è parente), quanto una vita passata al fianco della famiglia di Ravenna. Lui, al contrario, è nato ad Arborea, in provincia di Oristano, nel 1940, ma all’età di 33 anni dopo una laurea in Scienze agrarie, viene assunto dal patriarca e fondatore del gruppo, Serafino Ferruzzi, come assistente per tutto il comparto agricolo.


Oggi Livio Ferruzzi, vive a Beaufort, nel North Carolina, ed è amministratore delegato della Fersam, la holding di proprietà della figlia di Serafino, Alessandra, e del marito Carlo Sama, che negli anni di Tangentopoli finì travolto dalla bufera giudiziaria. Sotto la sua direzione c’è una delle più grandi proprietà dell’Argentina, 35mila ettari che Alessandra riacquistò quando i beni della famiglia furono posti in liquidazione. È qui che Livio Ferruzzi produce tonnellate e tonnellate di soia e mais rigorosamente transgenici.

Ma come, un italiano che punta sugli ogm?

«Guardi, sono circa 15 anni che nella nostra azienda coltiviamo mais e soia transgenici, come del resto fanno tutti. E non solo qui in Argentina. Anche le coltivazioni in Brasile, Paraguay, Urugay e, ovviamente Stati Uniti, sono ormai quasi al 100% ogm».

Da noi non ne vogliono sapere. Il ministro delle Politiche agricole, Luca Zaia, ha già annunciato che si opporrà in tutti i modi alla patata Amflora...

«Forse riuscirà ad impedire la coltivazione della patata della Basf, ma difficilmente potrà evitare che gli italiani mangino cibi geneticamente modificati».

Si spieghi meglio...

«Prendiamo il caso della soia. Se l’Europa volesse essere autosufficiente dovrebbe convertire tutta la produzione agricola attuale e coltivare solo soia».

E questo che significa?

«Significa che le tonnellate di prodotto importate dal Vecchio Continente arrivano principalmente da tre Paesi: Argentina, Brasile e Stati Uniti. E si tratta ovviamente di soia ogm, da cui deriva l’olio e soprattutto la farina, che tra le altre cose finisce nelle mangiatoie delle vacche da latte per fornire l’apporto di proteine che sarebbe impossibile fornire attraverso gli altri legumi».

Sta dicendo che mentre alziamo le barricate contro le coltivazioni ogm, i cibi transgenici sono già sulle nostre tavole?

«Non potrebbe essere altrimenti. Anche perché spesso l’ogm si coltiva pure dove è bandito. Fino a un po’ di anni fa in Brasile la coltivazione transgenica era vietata, ma gli agricoltori la facevano lo stesso di contrabbando per guadagnare di più. Perché i prodotti tradizionali sono chiaramente più costosi. Il risultato è che il 40% della presunta soia ogm free esportata dal Paese e comprata anche dall’Italia era geneticamente modificata».

Allora dobbiamo preoccuparci per la nostra salute?

«Quella è un’altra grande sciocchezza. In tutto il mondo gli ogm si consumano da decenni e le organizzazioni sanitarie e di controllo non hanno mai avuto nulla da ridire. Del resto è l’ unico modo per soddisfare una domanda sempre crescente di prodotti agricoli. Noi con gli ogm, che permettono non solo di abbassare i costi, ma anche di diminuire il controllo su insetti e parassiti, abbiamo raddoppiato gli ettari della soia da 4 a 8mila. Semmai bisogna preoccuparsi che l’Italia resti fuori dal mercato senza averne neanche i benefici».

Un po’ come succede con il nucleare?

«È esattamente lo stesso. Si fanno le crociate, si dice che il mais transgenico è il cibo di Frankenstein, ma alla fine gli ogm si mangiano lo stesso e senza alcun beneficio economico. Come l’energia acquistata dalle centrali atomiche a due passi dai confini italiani. Recuperare il terreno perduto, in entrambi i casi, sarà molto faticoso».

In Italia, però, anche gli agricoltori ostacolano gli ogm...

«I piccoli, forse, perché non hanno grandi ripercussioni sui costi e pensano di poter sopravvivere tranquillamente anche senza i vantaggi delle coltivazioni transgeniche. Ma deve essere chiaro che quelli di Coldiretti sono gli unici agricoltori al mondo ad essere contrari».
 
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