mercoledì 24 marzo 2010

Emma azzera i montezemoliani

Dentro Giorgio Squinzi, Pier Francesco Guarguaglini e, soprattutto, John Elkann. Scatta il rimpasto in Confindustria. La scadenza finale è per l’assemblea di maggio. Ma i giochi si faranno molto prima. A partire dall’appuntamento di domani, quando Emma Marcegaglia presenterà al voto segreto della giunta il programma e la squadra di presidenza per i prossimi due anni.
Inizialmente la presidente di Confindustria sembrava intenzionata a non operare troppe sostituzioni. L’idea era quella di non stravolgere un vertice che, tutto sommato, ha accompagnato la presidente nei primi due anni di mandato senza troppi scossoni. Alla vigilia delle scadenze, però, le tensioni sotterranee sono venute alla luce. E i cambiamenti si sono resi necessari. Anche perché, secondo molti, in Viale dell’Astronomia c’è qualcuno che starebbe già preparando con congruo anticipo la corsa per la prossima presidenza. Tra questi si fa il nome di Andrea Moltrasio, che ufficialmente farà un passo indietro per seguire l’azienda di famiglia. Difficile, però, non vedere nell’uscita del montezemoliano di ferro un segnale delle manovre in atto. L’imprenditore chimico vicinissimo al presidente della Fiat è da dieci anni in Confindustria e a lui la Marcegaglia aveva affidato una delle deleghe più pesanti, quella sull’Europa.

Al suo posto dovrebbe andare Giorgio Squinzi, patron della Mapei. Il pezzo da novanta della chimica italiana potrà avere la delega, ma non l’incarico formale di vicepresidente. Poltrona che sarebbe incompatibile con l’attuale presidenza della Federchimica. Altro big dell’industria italiana che dovrebbe entrare nel team della presidente è Pier Francesco Guarguaglini. Un ingresso pesante quello dell’ormai storico numero uno di Finmeccanica, che da molti viene letto come una ulteriore apertura (l’ad dell’Eni Paolo Scaroni fa già parte
della squadra con una delega alla globalizzazione) della Marcegaglia verso le istanze dei grandi gruppi partecipati dal Tesoro, che da tempo chiedono maggiore spazio nei piani alti di Viale dell’Astronomia. Richieste che non sono state prive di ripercussioni anche a livello territoriale. A fare le spese dello scontro con i grandi potrebbe essere Antonio Costato, attuale vicepresidente espressione delle pmi del Veneto, che a causa degli attriti con Eni ed Enel sarà probabilmente spostato dall’energia alla semplificazione.
Ma l’arrivo più clamoroso è sicuramente quello di John Elkann. L’approdo del rampollo della famiglia Agnelli nel comitato di presidenza è oggetto di molte letture in questi giorni. Viale dell’Astronomia e il Lingotto hanno smentito la notizia secondo cui l’ingresso nella squadra di Confindustria del vicepresidente della Fiat nonché presidente della controllante Exor sarebbe stato concordato tra Marchionne e Marcegaglia durante un incontro di qualche settimana fa a Torino.
Di sicuro, però, l’arrivo di Elkann in Viale dell’Astronomia non farà troppo piacere a Montezemolo, che da tempo vede il giovane manager scalpitare anche dietro la sua poltrona. Che il rampollo degli Agnelli abbia rapporti migliori con l’ad della Fiat che con il presidente, del resto, non è un mistero. Così come non lo è la
scarsa sintonia tra Marchionne e Montezemolo.
In chiave politica, la scelta di Elkann sarebbe anche la conseguenza dei recenti attriti tra governo e Fiat sulla questione degli incentivi e sulla vicenda di Termini Imerese. Al Lingotto preferiscono chiaramente affidare i rapporti istituzionali al giovane Jaki piuttosto che alla vecchia volpe Montezemolo, che non solo incalza il governo con la sua associazione Italia Futura, ma si prepara anche a mettere i bastoni tra le ruote alle Ferrovie di Stato con i suoi treni superveloci (peraltro acquistati dalla francese Alstom piuttosto che dall’italiana AnsaldoBreda).

A voler essere maligni si direbbe che la scelta di Elkann sia il tassello di un rimpasto dalla chiara impostazione anti-montezemoliana. In quest’ottica andrebbe vista infatti non solo l’uscita del fedelissimo Moltrasio, ma anche l’arrivo di Squinzi. Non va dimenticato che il numero uno della Federchimica è stato uno dei più forti sostenitori della linea confindustriale che ha portato la Marcegaglia alla presidenza in aperto contrasto con la vecchia gestione di Montezemolo.

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