martedì 23 marzo 2010

Il pasticcio infinito della Centrale del Latte di Roma

Non si sono ancora esaurite le conseguenze del pasticcio delle giunte Rutelli e Veltroni sulla Centrale del latte di Roma. A pochi giorni dalla sentenza con cui il Consiglio di Stato ha annullato la vendita del 75% della società alla Cirio di Sergio Cragnotti e poi alla Parmalat di Callisto Tanzi, i produttori insorgono contro il Comune per il prezzo del latte. Al centro del braccio di ferro c’è il rinnovo dell’accordo tra gli allevatori e la Centrale. Sotto accusa c’è il tentativo della società, tornata nelle mani del Campidoglio, di tirare sul prezzo. «Attualmente», spiega il presidente della Confagricoltura di Roma, Massimiliano Giansanti, «il latte vale alla stalla 0,375 euro al litro. Gli allevatori non sono in grado di sopportare una riduzione di tale prezzo che, se imposta, determinerebbe la chiusura della gran parte delle aziende produttrici dell’agro romano».


Il timore è che il verdetto dei giudici amministrativi influenzi negativamente la trattativa. «Non vorremmo», sostengono gli allevatori, «che la recentissima sentenza del Consiglio di Stato, con gli scenari che apre, possa portare la Centrale ad irrigidirsi su posizioni preconcette». Sugli effetti della sentenza bisognerà sostanzialmente attendere le decisioni dell’amministrazione comunale e del sindaco Gianni Alemanno. Scelte che potrebbero anche determinare un nuovo assetto proprietario dello stabilimento e del marchio. Gli allevatori chiedono solo che, al momento, i problemi societari restino fuori dal tavolo del negoziato sul prezzo del latte.

Richiesta legittima, ma non facilmente attuabile. Del resto, ci sono volute ben nove sentenze per scrivere la parola fine sull’ingarbugliatissima vicenda della vendita della Centrale del Latte. Ora il Campidoglio dovrà anche risarcire adeguatamente la Ariete Latte sano, la società che aveva tentato inutilmente di partecipare alla privatizzazione della Centrale. La piccola società attiva nel settore lattiero-caseario aveva diffidato il Comune sostenendo la nullità della doppia vendita (Cirio prima e Parmalat poi) e della transazione per violazione delle norme imperative che presiedevano allo svolgimento della procedura, in particolare quelle che garantivano la «par condicio» tra i concorrenti e vietavano, dopo la vendita, la rinegoziazione delle clausole osservate sia dal Comune che dalle società che aspiravano ad acquistare il pacchetto azionario.

La cifra esatta non è ancora stata quantificata. Spetterà al Comune, secondo quanto stabilito dal Consiglio di Stato, formulare entro 60 giorni una proposta di indennizzo del danno. In una precedente sentenza il Tribunale amministrativo del Lazio aveva già indicato nel 5 per cento degli utili netti di bilancio conseguiti dalla dalla Ariete nel 2000 la somma di riferimento.

Quanto alla situazione societaria, in soldoni si torna all’assetto già deciso dal Tar nel 2007. Il che significa che la Centrale del Latte di Roma è nuovamente nelle mani del Comune che potrà decidere se avviare o meno una nuova procedura di privatizzazione.
 
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