lunedì 17 ottobre 2016

Equitalia abolita, ma c'è il trucco. E sul condono già Letta ha fallito

Matteo Renzi ha ribadito ieri su Facebook che la legge di bilancio «ha tutte le coperture». C’è, però, chi nutre più di un dubbio su quei 4 miliardi affidati alla rottamazione delle cartelle di Equitalia. I dettagli dell’operazione sono, per ora, contenuti nelle slide con cui il premier ha illustrato la manovra. Ovvero inesistenti. Ma il quadro d’insieme è ben conosciuto. E poco incoraggiante.

La sanatoria annunciata ricorda da vicino quella lanciata dall’ex premier Enrico Letta con la legge di stabilità varata a dicembre del 2013. In quel caso lo sconto consisteva nell’azzeramento degli interessi di mora e di mancata iscrizione a ruolo delle cartelle emesse da uffici statali, agenzie fiscali, regioni, province e comuni (esclusi dunque i ruoli di Inps, Inail e Corte dei Conti) entro l’ottobre 2013. La finestra doveva chiudersi a febbraio 2014. Un paio di proroghe l’allungarono fino a giugno. Ma il periodo non fu comunque sufficiente a rimpinguare le casse dello Stato. L’operazione si chiuse con 145mila adesioni e solo 725,5 milioni di incassi.

Come farà Renzi a raggiungere quota 4 miliardi? Questa volta, si dice, la rottamazione sarà molto più attraente. Sul piatto, oltre agli interessi, ci sarebbero anche le sanzioni. Che dovrebbero essere ridotte, se non azzerate. In più, dovrebbe esserci la possibilità di pagare a rate e non in un’unica soluzione come decise Letta. Ma la somma stimata resta assai alta. Si è parlato di uno stock aggredibile di 51 miliardi di euro di arretrati. In realtà, la cifra è molto più bassa. Stando ai dati diffusi da Equitalia lo scorso febbraio, alla fine del 2015 51,1 miliardi rappresentano tutte le posizioni lavorabili in mano alla riscossione (su un carico complessivo di 506,1 miliardi). Ma se togliamo i ruoli di Inps, Inail ed erario la cifra scende. Le cartelle aggredibili dell’Agenzia dell’Entrate ammontano a 30,7 miliardi. Se aggiungiamo gli enti locali sono altri 5,1 miliardi. In tutto 35,8 miliardi. Per ricavarne 4 servirebbe un’adesione dell’11%.

Un obiettivo molto ambizioso. Che in ogni caso non può essere utilizzato come copertura. Al di là del fatto, come abbiamo già scritto su Libero, che gli arretrati di Equitalia, per quanto ancora non incassati, sono già iscritti a bilancio e dunque non costituiscono gettito aggiuntivo, la legge non permette di utilizzare una scommessa aleatoria come voce di entrata. Per questo, come si legge nel Dossier del Servizio bilancio della Camera (n. 6 marzo 2014), nella manovra Letta non vengono ascritti alla sanatoria effetti sui saldi di finanza pubblica. La relazione tecnica  afferma «che al momento non è ipotizzabile la percentuale di adesione. Pertanto una valutazione di gettito netto potrà essere effettuata a consuntivo e si assume la norma come finanziariamente neutrale». Un rischio comunque, dicono i tecnici di Montecitorio, «perché l’entità di tale gettito dovrebbe essere almeno pari all’importo necessario a compensare la riduzione di entrate». Insomma, c’è anche la possibilità di andare sotto.

Resta tutto da vedere, infine, l’effetto politico. Nell’annunciare l’abolizione di Equitalia, Renzi si è dimenticato di dire che dal prossimo anno la società sarà gìà azzerata a livello locale. Dopo una serie infinite di proroghe, infatti, il dl 113/2016 ha fissato al 31 dicembre 2016 il termine ultimo entro il quale i comuni dovranno mettere a gara il servizio di riscossione ora affidato ad Equitalia (da 3.622 enti su 8.005). Ed ecco la beffa. A fronte di un aggio (gli oneri che si pagano per il servizio) del 3% (6% dopo 60 giorni) della spa pubblica, ha spiegato l’ad Ernesto Maria Ruffini in un’audizione in Parlamento lo scorso 20 settembre, «i 100 operatori privati che operano per la riscossione della fiscalità locale applicano aggi che oscillano, in media, dal 15 al 25% del riscosso». In altre parole, esattamente come accade con il fisco locale, i comuni ci faranno ripagare in futuro, e con gli interessi, quello che Renzi ci toglie sul passato. #passodopopasso, come dice lui.

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