Taglio dell’Ires e dell’Iri, interventi sulle partite Iva, abolizione dell’Irpef agricola, finanziamento del fondo per le Pmi, riduzione del canone Rai e una promessa sull’Irpef delle persone fisiche per il 2018. Il pacchetto di sforbiciate alle tasse (che in qualche modo si aggiunge al mancato aumento dell’Iva per 15 miliardi nel 2017) illustrato ieri da Matteo Renzi, al termine del Cdm che ha dato il via libera alla legge di bilancio, è nutrito. Anche se non così tanto come il premier vorrebbe far intendere. Il piatto forte delle misure fiscali, presentato a caratteri cubitali nelle slide della conferenza stampa, è il taglio dell’imposta sulle società di capitali (Ires) dal 27,5% al 24%.
L’intervento vale oltre 3 miliardi l’anno e fornirà un bel po’ di ossigeno alle imprese, ma era già stato messo nero su bianco e finanziato dalla manovra dello scorso anno. La novità è che l’aliquota ridotta diventerà il parametro di riferimento anche per la nuova Iri (imposta sul reddito imprenditoriale), che permetterà anche alle società di persone e imprese individuali di usufruire del taglio fiscale. L’aliquota al 24% verrà applicata sull’imponibile derivato dall’attività d’impresa, che verrà scorporato da quello personale su cui si continueranno a pagare le tasse con gli scaglioni ordinari dell’Irpef. La misura dovrebbe valere meno di un miliardo. Per le Pmi è anche arrivato il rifinanziamento del fondo di garanzia per 1 miliardo (rispetto ai 900 milioni già annunciati).
Sul piatto anche l’azzeramento dell’Irpef agricola per gli imprenditori professionali e i coltivatori diretti. La misura riguarderà circa 400mila gricoltori. Insieme alla cancellazione già in vigore di Irap e Imu il taglio delle tasse per il comparto ammonta a 1,3 miliardi di euro in due anni.
La norma stabilisce l’esenzione ai fini Irpef dei redditi dominicali e agrari relativi ai terreni dichiarati da imprese e coltivatori per gli anni 2017, 2018 e 2019. Importanti novità arrivano anche per i giovani agricoltori. Gli under 40 che aprono un’impresa agricola saranno esonerati dai contributi previdenziali al 100% per i primi tre anni e poi al 66% e 50% per il quarto e quinto anno. Inoltre per favorire il credito e l’innovazione vengono azzerati i costi della garanzia bancaria, concessa da Ismea, a favore delle imprese agricole grazie all’estensione dei fondi dello sviluppo economico. Lo strumento rientra nel quadro del piano Industria 4.0 che prevede anche l’accesso delle imprese agricole, alimentari e contoterzisti agli ammortamenti incentivati. Nella manovra c’è infatti la proroga del superammortamento al 140% sugli investimenti strumentali e il cosiddetto iperammortamento al 250% sui beni strumentali funzionali alla trasformazione tecnologica e digitale delle imprese. Confermato poi fino al 2020 il credito d’imposta per le attività di ricerca e sviluppo e prorogata a tutto il 2017 la Sabatini per facilitare il finanziamento degli investimenti. Per quanto riguarda il salario di produttività, le defiscalizzazioni sono raddoppiate (soglie innalzate fino a 4mila euro di premio e 80mila di reddito) così come vengono incrementate le misure a favore del welfare aziendale. Complessivamente il pacchetto Industria 4.0 (taglio delle tasse compreso) dovrebbe valere circa 20 miliardi in tre anni.
Renzi ha infine annunciato una ulteriore riduzione del canone Rai da 100 a 90 euro, mentre per l’Irpef si dovrà aspettare. Con un occhio al referendum il premier ha spiegato che sarà abbassata nel 2018 «se il prossimo anno avremo la possibilità di continuare questo lavoro».
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