martedì 25 ottobre 2016

In 16 anni 122 miliardi. Il regalo dell'Italia all'Ue

Pochi e inutili. L’arma con cui Matteo Renzi sta punzecchiando Bruxelles in questi giorni è affilata. L’Italia, ha detto il premier, dà all’Europa 20 miliardi di euro e ne riprende solo 12. Tutto si può contestare all’ex sindaco di Firenze, tranne queste cifre, che sono nero su bianco nei bilanci della Commissione e anche nelle relazioni della nostra Corte dei Conti. Solo nel periodo 2008-2014, hanno rilevato i magistrati contabili il nostro Paese ha registrato un saldo netto negativo di 46,19 miliardi. Frutto della differenza tra i 111,6 miliardi di contributi al bilancio dell’Unione e i 65,4 miliardi di finanziamenti Ue. Complessivamente, dal 2000 ad oggi l’Italia ha versato circa 203 miliardi di euro. I soldi tornati indietro sotto forma di fondi strutturali si sono, però, fermati a 141, con uno sbilancio di 62 miliardi. Se a questo aggiungiamo i circa 60 miliardi di euro sborsati per il sostegno al fondo Salva stati, l’entità del salasso diventa stratosferica. Facendo due calcoli, come abbiamo più volte scritto sulle pagine di Libero, è come se i cittadini italiani avessero pagato una tassa di circa 25 milioni al giorno agli euroburocrati di Bruxelles.

La musica si ripeterà anche negli anni a venire, malgrado l’Italia sembri a prima vista tra i Paesi più beneficiati dal foraggiamento europeo attraverso i vari fondi strutturali e di investimento. Il conto complessivo della nuova programmazione 2014-2020 ammonta a 44 miliardi. Di questi, la parte del leone la fa il Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr), che distribuirà finanziamenti alle regioni meno sviluppate (quelle con un pil pro capite che non raggiunge il 75% del livello medio europeo) per 20,6 miliardi di euro. Ebbene, si tratta della quota più alta di finanziamento dopo la Polonia (che prenderà circa il doppio, 40,2 miliardi). Una cifra simile a quella della Spagna (19,4 miliardi), ma ben lontana dai livelli di Portogallo (10,7), Germania (10,7), Francia (8,4) e Grecia (8,1).
Analizzando, però, le stesse somme da un’altra prospettiva, la classifica si ribalta. Dividendo i finanziamenti complessivi per il numero di abitanti, infatti, si scopre che l’Italia prende solo 336 euro pro capite. Mentre a fare man bassa dei fondi ci sono i Paesi dell’Europa dell’Est. In testa c’è l’Estonia, con 1.427 euro, seguita da Slovacchia, con 1.362, Lettonia, con 1.209, e Lituania, con 1.199.

Ridimensionato il malloppo che dovrebbe arrivare da qui al 2020, si tratta di capire quanti questi soldi saranno effettivamente utili a rilanciare l’economia del Paese e ridurre il gap industriale e competitivo tra Nord e Sud. In Europa gli aiutini sembrano funzionare. Secondo le prime analisi effettuate da Bankitalia, come riporta il sito Truenumbers.it, i fondi erogati tra il 2007 e il 2013 hanno contribuito a creare in tutto il Vecchio continente circa 600mila posti di lavoro, il 20% di quelli persi con la crisi finanziaria, mentre oltre 5 milioni di persone sono state collegate alla banda larga.
E in Italia? In coincidenza con l’utilizzo dei Fondi strutturali le regioni foraggiate (Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia) hanno registrato un calo dei prezzi delle case, una stabilità della popolazione residente e un drammatico calo dell’occupazione. In altre parole, i soldi non sono serviti a produrre ricchezza né a creare posti di lavoro.

Per analizzare in modo ancora più preciso gli effetti dei fondi, si legge su Truenumbers.it, i ricercatori hanno diviso il Sud in 325 mercati locali e hanno verificato se un aumento del 10% di finanziamenti europeo tra un mercato e l’altro abbia sortito effetti positivi sulla crescita economica. Ebbene, il risultato è zero. A fronte di una crescita dei fondi i tecnici di Bankitalia hanno registrato una diminuzione dello 0,0027% dell’occupazione, una crescita della popolazione dello 0,0011% e un prezzo delle case più basso dello 0,0027%. Visti i risultati, non sarebbe meglio tenersi direttamente i soldi, invece che versarli alla Ue per riaverne indietro la metà male utilizzati?

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