Ma è soprattutto sui migranti che si concentra l' attenzione del ministro dell' Economia, Pier Carlo Padoan. Il numero dei profughi in arrivo in Italia nel 2016, si legge nella lettera, «è oltre tre volte quello del 2013 e ancora più alto del 2011-2012, il periodo seguente alla Primavera Araba. Inoltre, lo sforzo dell' Italia è iniziato prima degli altri Paesi Ue, visto che fronteggia una pressione senza precedenti dal 2014 a causa del conflitto libico». Per questi motivi, secondo il ministro, «le spese non dovrebbero essere valutate in uno scenario annuale, ma relativamente alla situazione che l' Italia vivrebbe se non fosse il confine esterno della Ue».
L' impatto sui conti del 2017 sarà comunque molto significativo. Forse più di quanto stimato in via prudenziale nel Documento progrmmatico di bilancio. «Le spese per le operazioni di salvataggio dei migranti, prima assistenza e cure sanitarie, protezione ed educazione per oltre 20mila minori non accompagnati», si legge nella missiva, «sono stimate in 3,3 miliardi di euro nel 2016 (al netto dei contributi Ue) ed a 3,8 miliardi (0,22% del Pil) nel 2017 in uno scenario stabile». Ma i costi dell' emergenza migranti potrebbero anche salire, arrivando fino allo «0,24% del Pil» e cioè a 4,2 miliardi.
Sono proprio queste spese dovute alle «circostanze eccezionali» a spiegare «largamente» lo scostamento di bilancio rispetto ai target e spingere quindi il deficit oltre il livello concordato con l' Ue. Migranti e sisma, secondo i calcoli del governo già presentati a Bruxelles, valgono lo 0,4% del Pil. Per questo l' anno prossimo il deficit nominale arrivera al 2,3% contro l' 1,9% indicato fino a pochi mesi fa in accordo con la Commissione.
Al di là delle spese straordinarie, il ministro sottolinea anche un peggioramento complessivo dell' economia. Le condizioni del ciclo, «peggiorate sin dalla scorsa primavera per fattori esterni, inclusi gli accresciuti rischi geopolitici» implicano che «l' economia italiana sta ancora sperimentando condizioni cicliche difficili e questo suggerisce un più graduale aggiustamento verso l' obiettivo di medio termine che resta il pareggio strutturale di bilancio nel 2019». Tutto, comunque, sarebbe più facile se si considerasse in modo diverso il potenziale di crescita. A dover essere rivisto, secondo Padoan, è il parametro dell' output gap, ovvero la differenza fra la crescita effettiva e quella potenziale. Anche se sull' argomento «si stanno facendo progressi a livello tecnico», per il governo «c' è un urgente bisogno di affrontare le preoccupazioni sull' incertezza delle stime di output gap» e delle indicazioni di politica di bilancio che ne derivano.
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